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In data 30 marzo 2023 il Presidente della Autorità italiana garante per la protezione dei dati personali, avvalendosi dei poteri d’urgenza previsti dall’art.5.comma 8 del Regolamento 1/200058 e di quanto disposto dall’art.58 par. 2, lettera f) del GDPR, ha adottato un provvedimento di urgenza nei confronti della società OpenAi quale società sviluppatrice e gestrice di ChatGPT, col quale ha disposto con effetto immediato la limitazione provvisoria del trattamento di dati di utenti italiani.

ChatGPT è nuovamente sotto la lente di un’autorità di controllo, stavolta quella austriaca, in seguito al reclamo presentato da parte di noyb, l’associazione di attivisti digitali fondata da Max Schrems. Si potrebbe dire però che sono presenti sì nuove accuse che però richiamano vecchi problemi, già rilevati più di un anno fa dal Garante Privacy e attenzionati anche da parte dell’EDPB.

La gestione delle risorse umane rientra indubbiamente tra le funzioni di un’impresa a maggiore impatto sotto il profilo della tutela dei dati personali. In questo contesto, il DPO assume un ruolo cruciale, chiamato a verificare la conformità al GDPR e alle normative vigenti di ogni trattamento dei dati personali effettuato, mantenendo impregiudicata la tutela dei diritti dei lavoratori.

Il 18 dicembre 2023 è stata pubblicata la norma tecnica ISO/IEC 42001:2023 “Information technology Artificial intelligence - Management system” (AIMS).

Il teologo Paolo Benanti è "il nuovo presidente della commissione Ai per l'informazione". Lo ha annunciato in una nota il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'informazione e all'editoria, Alberto Barachini. Benanti, che succede a Giuliano Amato, presidente emerito della Corte Costituzionale,  a seguito delle sue dimissioni.

Nella partita sulla regolamentazione dell’intelligenza artificiale anche lo Stato della Città del Vaticano prende posizione. Con decreto dello scorso 16 dicembre, la Pontificia Commissione ha promulgato le proprie “Linee guida in materia di intelligenza artificiale”, un documento di assoluto rilievo e spessore.

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In un precedente articolo sul GDPR e intelligenza artificiale, ci siamo lasciati con una considerazione: dobbiamo avere la consapevolezza per capire se possiamo usare o no uno strumento potentissimo, come l’AI, l’intelligenza artificiale. Perché è come guidare una macchina da Formula 1 senza avere la patente. Questa consapevolezza ce l’abbiamo? Bene. Non ce l’abbiamo? Allora, stiamo giù e cerchiamo di costruirla.

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Imprese e Pa sempre tenute alla trasparenza sull'uso di sistemi automatizzati nell'organizzazione del lavoro: gli obblighi informativi a favore di lavoratori e sindacati valgono anche per l'uso di sistemi di intelligenza artificiale con sorveglianza umana. È quanto discende dalla lettura sistematica del'AI Act, del Gdpr, e del decreto trasparenza del datore di lavoro, e dello Statuto dei Lavoratori.

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La Commissione europea ha annunciato che il 19 febbraio verrà pubblicato il Libro bianco sull'Intelligenza artificiale, di cui una parte, quella riguardante la moratoria sul riconoscimento facciale, ha avuto ampia eco. Ma sono principalmente le questioni etiche dell'IA e quelle inerenti la protezione dei dati personali ad essere al centro dell'attenzione.

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L'approvazione preliminare dell'Artificial Intelligence Act (AI Act) in Europa segna un passo significativo nella regolamentazione dell'intelligenza artificiale, con l'obiettivo di garantire che l'uso dell'IA sia sicuro, rispetti i diritti fondamentali e la democrazia. Tuttavia, questa normativa solleva preoccupazioni in termini di privacy e sicurezza informatica per le aziende.

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