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Molestie telefoniche: può configurare il reato anche la sola anteprima del messaggio WhatsApp sul display
Il Codice Penale punisce con arresto o ammenda chiunque in un luogo pubblico o aperto al pubblico ovvero col mezzo del telefono, per "petulanza" o per altro biasimevole motivo reca molestia o disturbo al prossimo. Secondo la Corte di Cassazione non è condivisibile la tesi secondo cui, a differenza della comunicazione fatta con il mezzo del telefono, la messaggistica telematica non presenta carattere invasivo, ben potendo il destinatario di messaggi non desiderati, evitarne la ricezione semplicemente escludendo o "bloccando" il contatto sgradito.
Molestie via social, niente reato se la vittima può disattivare le notifiche al cellulare
La Cassazione ha chiarito che sono i sistemi di alert o preview che affiancano la forma di comunicazione a distanza a rendere la stessa evidentemente invasiva da dover essere considerata molesta nel significato penalmente rilevante, e per la configurazione del reato non dipende dal soggetto che invia la mail o il messaggio, ma da quello che riceve.
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Monito del Garante Privacy: no alla condivisione del video dello stupro di Palermo
Il Garante della privacy mette in guardia sulle conseguenze, anche di natura penale, della diffusione e condivisione dei dati personali della vittima dello stupro di Palermo e dell’eventuale video realizzato.
Nessuna condanna penale per l’installazione non autorizzata della videosorveglianza se non c'è prova del controllo dei lavoratori
Nessuna condanna penale per l’installazione non autorizzata di un impianto di videosorveglianza all’interno della impresa – nel caso un bar – se non viene anche provato che vi lavorano dei dipendenti e che le telecamere sono idonee ad un penetrante controllo dell’attività lavorativa.
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Non integra il reato di molestie fotografare l'auto del condomino parcheggiata fuori posto
Non integra il reato di molestie l'aver scattato delle foto all'auto del condomino parcheggiata in un'area vietata alla sosta per documentarne il comportamento all'amministratore, anche se a bordo vi erano i figli minori. Lo ha chiarito la Corte di cassazione, con la sentenza n. 18744/2023, accogliendo il ricorso di un uomo prima imputato perché "per biasimevole motivo, recava molestia e disturbo ai condomini" e poi assolto in considerazione della "particolare tenuità del fatto".
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Non si possono conservare in maniera generale e indifferenziata i dati biometrici e genetici delle persone che hanno subito una condanna penale
Le autorità di polizia non possono conservare, senza altro limite temporale se non quello del decesso dell’interessato, dati biometrici e genetici riguardanti tutte le persone che abbiano subito una condanna penale definitiva per un reato doloso. La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea(CGUE) nella causa C-118/22.
Non viola la privacy il medico che registra di nascosto la conversazione con i colleghi per esercitare il suo diritto di difesa
Seguendo un orientamento ormai consolidato, la Corte di Cassazione, seconda sezione civile, con l’ordinanza 5844 del 5 marzo 2025, ha ribadito che le registrazioni tra presenti, effettuate per essere poi utilizzate in giudizio a tutela di un proprio diritto, non violano il GDPR e sono quindi legittime ed utilizzabili.
Oblio speciale per prosciolti e archiviati: con la riforma della giustizia penale il giudice potrà imporre la deindicizzazione in rete
Oblio speciale per i prosciolti e archiviati. Su richiesta, il Giudice potrà imporre la deindicizzazione e, quindi, l'anonimato in rete. Così lo schema di d.lgs di riforma della giustizia penale, approvato il 4/8/2022, in via preliminare, dal consiglio dei ministri, che darà attuazione alla legge n. 134/2021. Lo schema messo a punto dai tecnici del ministro della giustizia si occupa del diritto all'oblio degli imputati e delle persone sottoposte ad indagini, proponendo di inserire una nuova disposizione tra quelle di attuazione del codice di procedura penale. La norma proposta presenta alcuni punti di attrito con l'articolo 17 del Gdpr. In effetti anche se la novella richiama il Gdpr, ci sono molti aspetti in cui le due disposizioni non sembrano perfettamente coordinate. Vediamo perché.
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Offese su WhatsApp: occorre distinguere caso per caso tra ingiuria e diffamazione
La questione affrontata dalla recente sentenza della Corte di Cassazione 28675/2022 attiene al corretto inquadramento sotto il profilo dell'ingiuria piuttosto che della diffamazione degli scritti offensivi in una chat Whatsapp. Nella vicenda il fatto consisteva nell'invio, da parte della imputata, di plurimi messaggi scritti e audio in una chat di whatsapp a cui partecipavano un suo contatto ed altre giovani ragazze, dal contenuto pesantemente offensivo nei confronti del contatto stesso. Messaggi scatenati dal fatto che quest'ultimo le aveva restituito, perché non in grado di accudirlo, un cucciolo di cane che l'imputata gli aveva regalato.
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Operativa la riforma delle intercettazioni, al Pm il giudizio sulla rilevanza
Coniugare esigenze di tutela della privacy con la funzionalità delle indagini. È su questa scommessa che si gioca la riforma delle intercettazioni da oggi in vigore dopo una lunga e tormentata sequenza di rinvii. Perché la prima versione dell’intervento era stata messa a terra nello scorcio finale della passata legislatura ed è stata poi perfezionata dall’attuale maggioranza giallorossa alla fine dello scorso anno.
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Privacy Day Forum: il servizio di Ansa
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