Offese su WhatsApp: occorre distinguere caso per caso tra ingiuria e diffamazione
La questione affrontata dalla recente sentenza della Corte di Cassazione 28675/2022 attiene al corretto inquadramento sotto il profilo dell'ingiuria piuttosto che della diffamazione degli scritti offensivi in una chat Whatsapp. Nella vicenda il fatto consisteva nell'invio, da parte della imputata, di plurimi messaggi scritti e audio in una chat di whatsapp a cui partecipavano un suo contatto ed altre giovani ragazze, dal contenuto pesantemente offensivo nei confronti del contatto stesso. Messaggi scatenati dal fatto che quest'ultimo le aveva restituito, perché non in grado di accudirlo, un cucciolo di cane che l'imputata gli aveva regalato. L'imputata evidenziava che dalla lettura della chat risultava che la persona offesa aveva immediatamente replicato alle offese pronunziate nei suoi confronti. Il che (a suo dire) significava che era presente e che, quindi, non di diffamazione si era trattato ma, al più, di ingiuria.