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Data Retention, riforma applicata anche ai processi in corso
Via libera all’utilizzo anche nei procedimenti penali in corso dei dati acquisiti attraverso i tabulati telefonici. L’esplicita previsione di una fase transitoria costituisce l’elemento nuovo e di maggior rilevo inserito nel corso dei lavori parlamentari al testo del decreto legge 132 dal composito contenuto (si va dalla disciplina dell’acquisizione dati, alla difesa, all’Irap, ai referendum). Il testo della legge di conversione verrà votato oggi alla Camera con la fiducia, per poi passare all’esame del Senato.
Data retention: impatto critico sui procedimenti penali già aperti
Una fase transitoria tutta da chiarire, che potrebbe anche fare ritenere opportuno un nuovo rinvio alla Corte di giustizia per decidere la sorte dei tabulati telefonici già acquisiti, ma sulla base di una disciplina oggi non più in vigore, ma poi anche indicazioni sulla natura degli indizi che giustificano la domanda di acquisizione da parte del pm e sulla rilevanza per le indagini, in maniera diversa da quanto previsto per le intercettazioni. Il Massimario della Cassazione fissa contenuti e criticità della nuova disciplina della data retention, introdotta da poche settimane con il decreto legge n. 132 del 2021.
Datore di lavoro installa una microspia nella vettura usata dai dipendenti, il tribunale lo condanna per un reato non più previsto dal Codice Privacy
Il mistero dell’articolo 167 codice della privacy sul trattamento di dati senza consenso: è ancora reato? Ciò che sembrava estinto ha mostrato la sua vitalità in una sentenza depositata nel 2020. Ma non pare proprio che ciò basti a dimostrare la reviviscenza di una sanzione penale, assorbita dal sistema sanzionatorio amministrativo del Gdpr. In ogni caso, l’interprete si muova con molta cautela e consapevolezza del diritto transitorio (articolo 24 del d.lgs. 101/2018). Ma spieghiamoci meglio, partendo dalla vicenda concreta al centro della sentenza evocata.
Diffamazione via social con più imputati, il rebus della competenza
Per il reato di diffamazione a mezzo social network, commesso da più imputati con residenza in luoghi diversi e collocati in circondari diversi, la competenza per territorio appartiene al giudice del luogo in cui ha sede l’ufficio del pubblico ministero che per primo ha iscritto la notizia di reato. Ad affermare questo principio è la sentenza 7377/2023 della quinta sezione della Cassazione.
Diritto all'oblio: il tempo per essere dimenticati dalla rete non è uguale per tutti
Il tempo per essere dimenticati dalla Rete non è uguale per tutti. A pesare sul diritto all’oblio di chi è coinvolto in un procedimento penale o è sottoposto a indagini, una serie di variabili che vanno dalla gravità del fatto alla notorietà del soggetto coinvolto. Maggiore è l’interesse pubblico della notizia, più dilatato sarà il tempo necessario per ottenerne la deindicizzazione.
Dropbox, quando scatta il reato di accesso abusivo a un sistema informatico
Chi è l'effettivo titolare dello spazio "Dropbox", il servizio cloud che permette la condivisione dei file, all'interno di un rapporto di lavoro o commerciale? A questa domanda cerca di dare risposta la Corte di cassazione, con la sentenza n. 27900/2023, accogliendo, con rinvio, il ricorso di due persone condannate per accesso abusivo a un sistema informatico per aver modificato l'indirizzo e-mail collegato all'accountmesso da loro a disposizione dell'azienda per cui lavoravano.
Files informatici e dati Gps provenienti da un'autovettura sono acquisibili come 'prova documentale'
I dati di tracciamento GPS ricevuti dalla polizia giudiziaria tramite mail (in formato excel) e provenienti da una autovettura che si trovava sul luogo di commissione del reato, seguono le consuete regole di acquisizione dei documenti previste dall’articolo 234 Cpp (Prova documentale). Lo ha chiarito una sentenza della Cassazione.
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Garante Privacy: ok alla riforma del processo penale. Suggerite tutele per la maggiore riservatezza degli atti giudiziari e nuove forme di diritto all'oblio
Il Garante per la protezione dei dati personali ha espresso parere favorevole sullo schema di decreto legislativo per la riforma del processo penale (riforma “Cartabia”). Sono però state suggerite maggiori garanzie per i dati degli imputati, degli indagati e di tutte le altre persone coinvolte nei procedimenti penali.
I messaggi WhatsApp mantengono le stesse garanzie costituzionali della corrispondenza tradizionale
La Corte di Cassazione (sentenza n. 25549/2024) ha enunciato il principio di diritto secondo cui in tema di mezzi di prova, i messaggi WhatsApp e gli SMS conservati nella memoria di un telefono cellulare conservano la natura di “corrispondenza” anche dopo la ricezione da parte del destinatario.
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I tabulati delle chat sono documenti e non intercettazioni
Un’interessante sentenza per gli esperti di informatica è la n. 6363/2023 della Corte di Cassazione, emessa a seguito del ricorso presentato contro un provvedimento con cui il Tribunale del riesame ha confermato la decisione del Gip che ha applicato la sanzione cautelare della custodia in carcere nei confronti di un soggetto nei cui confronti sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza in relazione all'omicidio di un soggetto grazie alla messaggistica o Chat ricondotta all'ID dell'indagato.