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Uno degli elementi che caratterizzano maggiormente la Generazione Z è il fatto di essere nati già immersi all’interno dei contesti digitali con una naturale spinta verso l’esplorazione dei confini e delle opportunità che possono derivare dalle nuove tecnologie.

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Il fatto che Google abbia apparentemente rinunciato alla promessa di eliminare del tutto gli identificatori di terze parti è stato un colpo di scena per tutta l’industria pubblicitaria. Un colpo di scena che, pur essendo giunto in modo improvviso, non era inaspettato per chi opera nel settore del digital advertising.

La pandemia da Covid-19 ha dissipato ogni eventuale dubbio su quanto sia importante la trasformazione digitale per dare un impulso decisivo al rilancio della competitività e della produttività del Sistema Paese, e per questo il Governo Draghi ha inserito tra gli obiettivi del suo ambizioso “PNRR” (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) la digitalizzazione della pubblica amministrazione e del sistema produttivo.

Che la privacy sia un diritto fondamentale è diventato ormai uno slogan che siamo abituati a sentire risuonare come un mantra, ma anche se l’art.8 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea afferma che “ogni persona ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che la riguardano”, la realtà della società digitale attuale è purtroppo ben diversa.

Mercoledì, 31 Agosto 2022 11:57

Più sicurezza certo, ma anche meno libertà

Non occorre essere dei profeti per immaginare che la rivoluzione digitale in corso va nella direzione di un maggior controllo sociale e della riduzione degli spazi di libertà individuale e di privacy personale, con tutti gli effetti, positivi e negativi, che ciò implica. In particolare, in materia economica la direzione è ormai tracciata ed è quella di uno sviluppo delle Cbdc (Central Bank Digital Currencies) cioè della moneta digitale che gradualmente dovrebbe sostituire del tutto il contante.

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Economia digitale, ottimisti 7 addetti ai lavori su 10: il Gdpr non favorisce solo le OTT ma anche le imprese italiane ed europee. Pizzetti: “L’Europa cerca di colmare i ritardi accumulati in questi anni comprando tempo per riuscire ad elevare la propria capacità competitiva”. Il 32% di manager e professionisti pensa che per lo sviluppo della data economy nel nostro paese serva alla base un cambio di mentalità degli stessi imprenditori. Bernardi: “Durante il lockdown i colossi americani di internet hanno accresciuto i loro profitti, mentre molte piccole e medie imprese italiane sono state colte impreparate”. Importanza strategica della customer experience. “Necessario far percepire ai clienti che i loro dati sono al sicuro”.

Domenica, 05 Luglio 2020 15:02

Privacy, digitale e ruolo del Garante italiano

Per celebrare i due anni di implementazione del GDPR, il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, sono usciti numerosi report e studi che ne analizzano l’impatto. Da tali studi si possono evincere varie tendenze la cui comprensione è importante per valutare le sfide che la privacy ci riserva per i prossimi anni e sui cui il Garante Privacy italiano potrà svolgere un ruolo di rilievo.

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Il dibattito che in queste settimane si è sviluppato attorno al ruolo e all'operato dell'Autorità merita senza dubbio qualche riflessione di fondo. La Prof.ssa Ginevra Cerrina Feroni, vice Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, in un suo intervento sul quotidiano "Il Messaggero" spiega perchè è necessario ripartire dal concetto di indipendenza, e perché c'è bisogno nel nostro Paese di un grande salto culturale nell'approccio al tema. 

L’ampia analisi condotta da Federprivacy sui rapporti tra i siti web e la tutela dei diritti privacy nel mondo digitale merita di essere considerata con la massima attenzione. Essa è tutta incentrata sulle misure adottate da un corposo e molto articolato insieme di siti web in ordine al dovere dei titolari di trattamenti di dati personali di assicurare agli interessati una adeguata informativa privacy, completa di tutti i riferimenti normativi. Una informativa che, sia nel quadro del GDPR che degli altri documenti e Regolamenti della UE, deve essere facilmente accessibile e comprensibile da tutti i destinatari, e cioè almeno da parte di tutti gli interessati.

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Il presidente di Federprivacy al TG1 Rai

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