NEWS

Con le skill privacy aumenta la resilienza digitale della GenZ

Uno degli elementi che caratterizzano maggiormente la Generazione Z è il fatto di essere nati già immersi all’interno dei contesti digitali con una naturale spinta verso l’esplorazione dei confini e delle opportunità che possono derivare dalle nuove tecnologie.

(Nella foto: Stefano Gazzella, Consulente Privacy & ICT Law)

Un’energia propulsiva che è in grado di generare sia un vantaggio nell’interfacciarsi con gli scenari metamorfici della trasformazione digitale sia una maggiore esposizione ai nuovi rischi.

Punti di forza e fragilità convivono e portano il desiderio di una maggiore e consapevole partecipazione alla data economy e ad una società digitalizzata ed interconnessa in cui la privacy gioca un ruolo centrale. L’ampio novero di diritti e libertà cui la protezione dei dati personali presiede investe infatti molteplici aspetti della vita privata, professionale e collettiva, per cui è indubbio che costituirà anche un campo di crescente interesse per le azioni di attivismo, vista la frizione fra le molteplici aggressioni del tecnocontrollo e le difese di una sfera di autodeterminazione della propria vita privata, oramai indissolubilmente legata al “gemello digitale”.

La partecipazione attiva ai social network con l’attività di creazione di contenuti e ai tornei di esport sono solo due degli ambiti in cui la GenZ svolge e svolgerà emblematicamente un ruolo di protagonista, che già presentano un enorme valore dei dati personali generati, strategie di business data-driven e ingenti profitti. Elementi che comportano un’elevata esigenza di tutelare i dati da attività lecite ed illecite, che se però non si traduce in un fabbisogno percepito dagli interessati lascia il fianco scoperto in ragione della loro stessa inerzia.

Coltivare le skill privacy è un fattore fondamentale per non subire in modo passivo i cambiamenti tecnologici e consente agli Zoomer di affrontare il futuro in modo più consapevole, adattandosi con una resilienza digitale maggiore rispetto alle generazioni precedenti. Che siano core skill, hard skill o soft skill, costituiscono comunque un set di strumenti utili che possono essere combinati non solo a livello lavorativo ma anche per una crescita individuale nel vivere le invitabili ed accelerate trasformazioni tecnologiche.

Conoscere il valore dei propri dati personali ed avere le giuste competenze consente di provvedere ad una difesa attiva degli stessi, fronteggiando in modo efficace le difficoltà emergenti e una serie pericoli che se non sconosciuti sono quanto meno poco noti, ed impatteranno in modo significativo non soltanto a livello economico (ad es. frodi, estorsioni, furti di identità) ma anche personale (ad es. discriminazioni, shaming, stigma sociale).

La protezione della persona e della sua intimità è la ragione principale per cui esiste quel diritto alla privacy che affonda le proprie radici in un passato per il quale gli attuali scenari tecnologici potevano essere, al tempo, o un sogno o lo spunto per un racconto fantastico di H.G. Wells. Ma questo diritto sin dagli albori si è evoluto e si evolve con la tecnologia e comporta l’esigenza che i propri dati siano raccolti e trattati in modo lecito e sicuro.

La privacy è così per la GenZ tutt’altro che un “inutile orpello” ma costituisce un presidio di libertà che deve però essere coltivato attraverso lo sviluppo di competenze in modo tale che l’interessato possa essere in grado di tutelarla in modo attivo.

Anche perché questi sarà soggetto a crescenti azioni di pressione e spinte più o meno gentili – o lecite – dirette a diminuire la soglia di consapevolezza e cura circa il valore dei propri dati personali comportando così una sostanziale rinuncia a determinate tutele e diritti.

È indubbio che per Big Tech, data broker, attori più o meno spregiudicati e cybercriminali il migliore dei futuri possibili è quello in cui l’interessato ha il massimo accesso al mondo digitale e una minima cura dei propri dati personali. Ben diverso è un futuro umanamente desiderabile per cui il contributo della GenZ è fondamentale.

Note Autore

Stefano Gazzella Stefano Gazzella

Delegato Federprivacy per la provincia di Gorizia. Consulente Privacy & ICT Law, Data Protection Officer. Privacy Officer certificato TÜV Italia. Web: www.gdpready.it 

Prev Per le nuove professioni servono più specialisti ICT e maggiori competenze digitali
Next Giovani e uso massivo dei social network: come proteggere i loro dati personali

Il presidente di Federprivacy a Report Rai 3

Mappa dell'Italia Puglia Molise Campania Abruzzo Marche Lazio Umbria Basilicata Toscana Emilia Romagna Calabria

Rimani aggiornato gratuitamente con la nostra newsletter settimanale
Ho letto l'Informativa Privacy