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Uno studio realizzato da Federprivacy in collaborazione con Ethos Academy rivela che solo nell’8% dei casi i cittadini che entrano in un esercizio pubblico dotato di videosorveglianza trovano esposto un regolare cartello. Ammonta a oltre 4 milioni di euro il valore delle sanzioni per violazioni del GDPR dovuto a non conformità delle telecamere installate, il primato alla Spagna. Sono meno della metà i progettisti e gli installatori che si rendono conto dei reali rischi sulla privacy e del pericolo sanzioni. Appena il 3% delle aziende italiane intervistate che ha un DPO o un referente privacy ha sede al sud.

Non commette reato il datore che installi impianti di videosorveglianza, senza accordo sindacale, se il tutto è funzionale a prevenire possibili comportamenti infedeli dei lavoratori. Lo chiarisce la Cassazione con la sentenza n. 3255/21.

Sul controllo a distanza, i lavoratori non possono sostituirsi al sindacato. Anche se fossero tutti d'accordo a far installare, ad esempio, le telecamere nell'azienda, in mancanza del placet della rappresentanza sindacale (Rsa o Rsu) l'installazione sarebbe illegittima e il datore di lavoro penalmente responsabile. Lo precisa l'Inl nella nota 2572/2023 in cui fornisce indicazioni sul rilascio del provvedimento di autorizzazione all'installazione di strumenti di controllo diretto o indiretto dei lavoratori, in considerazione anche degli orientamenti del Garante Privacy. L'Inl precisa, inoltre, che la disciplina vale anche per rider e co.co.co. di terza generazione, ma non per i volontari.

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Il commerciante che posiziona delle telecamere sui muri esterni della propria attività deve verificare bene il cono di ripresa e posizionare i prescritti cartelli informativi. Basta infatti il reclamo di un vicino per attivare il controllo della guardia di finanza e la sanzione dell'autorità per riprese eccedenti rispetto al legittimo interesse del titolare del trattamento. Lo ha evidenziato il garante privacy con ordinanza ingiunzione del 28/7/2022.

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Se finora abbiamo pensato che i sistemi di videosorveglianza fossero i migliori strumenti di cui possiamo disporre per incastrare ladri e identificare delinquenti, d’ora in poi non potremo più prendere per oro colato neanche le immagini riprese dalle telecamere installate a protezione di aree pubbliche e private. A farci perdere ogni certezza sull’affidabilità dei nostri impianti di sorveglianza è infatti la notizia di un nuovo software in grado di accedere in modo occulto a tutte le videocamere, modificare le immagini riprese in tempo reale e, addirittura alterare le registrazioni del passato, senza che nessuno possa accorgersi della manipolazione.

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I comuni che installano telecamere per la lettura delle targhe devono ottenere il nulla osta della Prefettura e redigere una valutazione d’impatto privacy. Fondamentale è anche la trasparenza verso i cittadini e la corretta gestione delle informative. Lo ha ribadito il Garante per la protezione dei dati personali con il provvedimento n. 10107263/2024, sanzionando un comune ligure.

Se ha destato scalpore nelle scorse settimane il caso delle oltre cento infermiere della ASL Toscana che venivano spiate a loro insaputa da una microcamera nascosta mentre si facevano la doccia, a quanto pare non si tratta di un caso isolato, ma piuttosto di un preoccupante fenomeno che si sta diffondendo sempre più, e non solo nei luoghi di lavoro. È infatti di qualche giorno fa la notizia in cui il titolare di un Bed and Breakfast in Sardegna aveva installato una telecamera in uno degli alloggi che dava in affitto per le vacanze estive per spiare le sue ignare clienti nell’intimità della loro stanza.

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