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Con il testamento digitale si può decidere la sorte di profili social e account on-line: chi può avere accesso e chi no; chi può chiedere la cancellazione e così via. Le «ultime volontà virtuali» devono essere comunicate al gestore del servizio della società dell'informazione. A disciplinare questa nuova frontiera del diritto della successione, che dai beni materiali si sposta ai beni immateriali, è il Codice della privacy, all'articolo 2-terdecies, introdotto dal decreto legislativo 101/2018.

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Al dipendente di un ufficio postale è costato la sanzione disciplinare della sospensione dal lavoro senza retribuzione lo sfogo sui social network con cui ha rivelato dati sanitari dei quali è vietata la diffusione non autorizzata in base al Regolamento Ue 2016/679, Gdpr. Il Tribunale di Rovigo, con la sentenza 85 del 20 aprile 2021, ha confermato la legittimità della sanzione, solo rideterminata in due giorni al posto dei cinque disposti dall’azienda.

Una sentenza della Corte federale di giustizia tedesca ha stabilito che la semplice perdita di controllo sui propri dati personali può costituire un danno risarcibile ai sensi del GDPR, senza necessità di accertare ulteriori svantaggi, come l'abuso specifico dei dati da parte degli hacker o altre conseguenze negative. E la portata della sentenza potrebbe segnare una svolta in tutti i paesi dell'UE.

Cari bambini e genitori, benvenuti nell’ Europa della tutela dei dati personali online. Cosa cambia? Praticamente niente. Se in questi anni i piccoli utenti hanno mentito sull’ età per iscriversi a Facebook e per usare WhatsApp o per navigare su YouTube probabilmente continueranno a farlo.

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Venerdì, 17 Agosto 2018 00:51

Whatsapp può far perdere il lavoro

Sfogarsi su Whatsapp può far bene al cuore ma rischia di essere anche estremamente pericoloso, soprattutto quando le confidenze riguardano questioni lavorative o si svolgono durante l’orario di lavoro. I giudici stanno infatti allargando le maglie dell’utilizzo in giudizio delle conversazioni fra privati. E ad entrare sempre più nei processi sono proprio gli scambi di messaggi su Whatsapp, tra gruppi o con singoli destinatari: tutti possono dar luogo a licenziamenti o sanzioni disciplinari. Ma i messaggi possono essere utilizzati anche dal lavoratore per dimostrare l’esistenza di un’attività di tipo subordinato o la comunicazione dell’assenza per malattia.

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Si chiama #numberneighbor ed arriva dagli Stati Uniti la nuova tendenza che si sta diffondendo anche in Italia come diversivo per socializzare sotto l'ombrellone con il proprio smartphone, ma che insieme al divertimento rischia di portare anche brutte sorprese per chi si presta a stare al gioco.

Allerta da parte della Polizia su una truffa telefonica che sfrutta il nome della più famosa app di messaggistica, Whatsapp, per copiare i profili degli utenti su altri dispositivi.  «Per attivare l’App di messaggistica Whatsapp sul proprio smartphone - si legge sul profilo Facebook del Commissariato di PS Online - è necessario inserire un codice che viene inviato tramite SMS sul dispositivo. Tramite questa procedura i cybercriminali riescono a far recapitare alla vittima un sms nel quale viene chiesto l’invio di tale codice facendo apparire come mittente il numero di telefono di un contatto presente in rubrica.

La messaggistica vocale e scritta, compresa quella di WhatsApp, recapitata telematicamente rientra nella nozione di comunicazione telefonica riportata dall'articolo 660 del Codice Penale. Ai fini della sussistenza del reato di molestia l'asincronia della comunicazione messaggistica dell'agente rispetto al momento della ricezione da parte del contattato non rileva pur tenendo conto della sincronia che realizza una telefonata. E la possibilità data dai mezzi attuali di non ricevere più messaggi (e anche telefonate) da una data persona non esclude l'avvenuta molestia prima del blocco del contatto.

Sostituire la risposta vera con una inventata, citare un messaggio in un gruppo attribuendolo a una persona che non fa nemmeno parte del gruppo, inviare un messaggio a un membro di un gruppo, sotto forma di messaggio di gruppo, ma che di fatto viene inviato solo a un destinatario con l’obiettivo di generare una risposta a più persone non coinvolte. Si fanno sempre più raffinate le tecniche degli hacker ed è Whatsapp a finire nel mirino.

La falla nel codice di Whatsapp che ha esposto la app all'attacco di uno spyware rivelato oggi è già stata 'riparata', ed è sufficiente avere l'ultima versione sia dell'applicazione che del sistema operativo per essere immuni.
Lo afferma la stessa compagnia in un comunicato. "Whatsapp incoraggia le persone ad aggiornare la app all'ultima versione, e a tenere aggiornato anche il sistema operativo, per proteggersi da potenziali attacchi progettati per compromettere le informazioni nel dispositivo.

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