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Gli esperti del forum di cybersecurity Red Hot Cyber hanno trovato diversi milioni di numeri di telefono e account Whatsapp di utenti italiani in vendita nel Dark Web sul noto forum underground BreachForums. Chi entra in possesso di un database delle utenze di WhatsApp con il nostro nome e cognome e numero di telefono nella maggior parte dei casi non avrà così difficoltà a reperire informazioni aggiuntive sui nostri profili social, e potrebbe ingannarci facilmente.

Negli ultimi decenni i social network di maggiore successo hanno raggiunto fatturati annui da miliardi di dollari offrendo servizi apparentemente gratuiti agli utenti, ma in realtà quando ci iscriviamo ad un social paghiamo con i nostri dati personali, che vengono spesso sfruttati in modo indiscriminato per finalità di marketing ed altri scopi poco trasparenti che un adulto esperto e maturo non riesce a comprendere pienamente neanche se si prende il tempo per leggere le lunghissime e complicate informative sulla privacy che gli vengono sottoposte quando intende aprire un account. La faccenda diventa ancora più pericolosa quando a poter ottenere qualcosa di gratis con un semplice click è una persona inesperta e vulnerabile come lo è un bambino, che navigando sul web si trova di fronte ad una sorta di “paese dei balocchi” in cui non è tutto oro quello che luccica.

Negli ultimi tempi hanno fatto il giro del mondo notizie allarmanti su TikTok, passando dalle dichiarazioni rilasciate dal direttore dell’FBI Chris Wray che ha alzato i toni durante un’audizione al Congresso degli Stati Uniti, fino all’ordine firmato lo scorso 29 dicembre dal presidente Joe Biden, che ha bandito l’uso della popolare app da tutti i cellulari in uso ai dipendenti federali.

Tutti i siti e app che trattano dati di minori rischiano l'illegittimità privacy: online, infatti, non è possibile accertare l'età dei minori. È questo il monito del Garante della privacy rivolto ad un social network, che pretendeva di mandare pubblicità personalizzata agli iscritti maggiorenni, senza dimostrare, però, di essere in grado di coinvolgere nel trattamento solo gli adulti, anzi con l'alea di confondere over e under 18 (provvedimento n. 248 del 7 luglio 2022). Il progetto in questione è stato accantonato dallo stesso social network prima del suo avvio, ma il provvedimento del Garante ha fatto emergere forti preoccupazioni perché, in espliciti passaggi, mette il dito nella piaga dell'incapacità delle macchine di riconoscere l'età di chi sta cliccando sulla tastiera.

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Da 14 anni in su si può dare da soli il consenso privacy in rete per social, servizi di messaggistica e simili. Il dlgs, approvato dal governo l'8 agosto 2018, di armonizzazione della privacy italiana al Regolamento Ue sulla protezione dei dati 2016/679 stabilisce che il minore debba avere almeno quattordici anni al fine di prestare un valido consenso al trattamento dei propri dati relativamente ai trattamenti che vengono effettuati nell'ambito dei servizi della società dell'informazione. Il decreto di armonizzazione entra anche nel merito delle scelte organizzative e prevede i designati interni alle imprese e alle p.a.

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Tik Tok per i minori di 14 anni solo con il consenso dei genitori. Social sbarrato a minori di 13 anni. È quanto ha prescritto il Garante della privacy con il provvedimento n. 126 del 25 marzo 2021, con il quale ha anche imposto a Tik Tok di sospendere il trattamento dei dati degli utenti di cui non sia in grado di verificare l'età. Il provvedimento è efficace fino al 22 aprile 2021, data entro la quale il gestore del social dovrà relazionare sullo stato dell'arte.

La Datatilsynet, l’autorità norvegese per la protezione dei dati che ha recentemente multato Meta per 7 milioni di dollari sta ora indagando sul nuovo modello di abbonamento senza pubblicità dell’azienda, e intensifica la sua battaglia legale contro la società madre di Facebook e Instagram.

Sanzione di 2 milioni di euro del Garante Privacy alla società Alpha Exploration proprietaria di Clubhouse, il social network basato sullo scambio di chat vocali. Il social contava nel 2021, all’epoca degli accertamenti, più di 16 milioni di utenti globali e circa 90 mila in Italia.

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Facebook ancora sotto accusa sul fronte della violazione della privacy: secondo quando scrive il New York Times, nel tempo il colosso dei social network guidato da Mark Zuckerberk avrebbe stipulato accordi con almeno 60 produttori di smartphone, tablet e altri dispositivi mobili, permettendo loro di accedere ai dati personali di migliaia di utenti e dei loro 'amici' senza esplicito consenso.

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È LinkedIn l’ultimo bersaglio colpito dai pirati informatici, che sono riusciti ad appropriarsi di un enorme archivio di dati personali di circa 500 milioni di utenti del social network professionale per eccellenza, i quali sono stati loro malgrado trattati come merce svenduta a prezzi di saldo su un popolare forum di hacking.

TV9, il presidente di Federprivacy alla trasmissione 9X5

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