Sulla lotta ai contagi da Covid-19 serve un'alleanza tecnologica con le imprese
In questi giorni caldi di polemiche e di acceso dibattito sulla app nazionale di contact tracing c'è un aspetto sul quale è stato posto poco l'accento: la cessione di privacy che i lavoratori dovranno concedere alle loro aziende. Ammesso che l'app nazionale di contact tracing (Immuni) possa funzionare con efficacia, si dovrà comunque prevedere anche una strategia di controlli anti-Covid-19 tecnologici diffusi e distribuiti sul territorio. Solo grazie al controllo «decentralizzato», e quindi all'impegno proattivo, innovativo e coordinato di imprese, enti pubblici e parti sociali, si potranno adottare misure preventive adeguate e capillari.
(Nella foto: Luca Bolognini, avvocato e presidente dell'Istituto Italiano per la Privacy)
A tal fine, si rivelerà essenziale autorizzare le imprese che operano a contatto col pubblico, aperte o in riapertura, a effettuare verifiche preventive su alcuni parametri di stato di salute, sulla dotazione di Dpi (es. mascherine indossate) e sugli spostamenti dei soggetti che entrano o si trovano nel perimetro fisico delle loro sedi.
Queste verifiche dovrebbero riguardare sia dipendenti e fornitori – e già abbiamo il dpcm 10 aprile 2020 e il protocollo governo-sindacati del 14 marzo 2020 a contemplare accorgimenti di sicurezza e prevenzione, come la misurazione della temperatura corporea – sia terzi visitatori. Uno scenario assai probabile comporterebbe l'esigenza di controlli mirati ma sistematici e su larga scala (si pensi al caso di grandi centri commerciali con decine di ingressi e migliaia di avventori) e dunque, inevitabilmente, da eseguirsi mediante sistemi in buona parte automatizzati.
Per abilitare rapidamente le imprese all'effettuazione di questi controlli, tramite l'uso di strumenti tecnologici avanzati (es. termoscanner, sensori di presenza, videocamere intelligenti, contatori, perfino apparecchi di diagnosi rapida della positività) è però necessario un intervento legislativo, che deroghi temporaneamente all'obbligo di previo accordo sindacale e/o autorizzazione ex art. 4 dello Statuto dei Lavoratori, e attenui il divieto, previsto dall'art. 5 del medesimo Statuto, di accertamenti sanitari da parte del datore di lavoro sulla idoneità e sulla infermità per malattia del lavoratore dipendente, almeno limitatamente alle sintomatologie tipiche del Covd-19.
Naturalmente tali trattamenti di dati personali, anche sensibili, dovranno rispettare i principi di minimizzazione, di integrità e riservatezza, e di limitazione della finalità e della conservazione, con obbligo tassativo di cancellazione delle informazioni non appena esse smettano di risultare necessarie allo scopo di prevenzione e sicurezza sanitaria.
Se il «controllo distribuito» non verrà previsto e sbloccato a monte, dal legislatore, le imprese e gli enti pubblici non potranno operare controlli in maniera rapida, massiva, efficiente ed efficace. La prontezza d'intervento e reazione, in questo periodo di avvicinamento della Fase 2, sarà invece cruciale. Se ne tenga conto nella stesura dei prossimi decreti legge e dpcm, e per le successive ordinanze del ministro della Salute e del capo del dipartimento della Protezione civile.
Fonte: Italia Oggi