Nella "fase 2” largo ai termoscanner tra business e sfide sul rispetto della privacy
Oltre al controllo della temperatura corporea dei dipendenti per l’accesso ai luoghi di lavoro, la misurazione della febbre si estende anche a tutti gli aeroporti, alle stazioni ferroviarie, e alla metropolitana. A stabilirlo sono le disposizioni inserite nel Dpcm del 26 aprile 2020 relative alla gestione epidemiologica da Covid-19 durante la "fase 2".
Anche se per molti cittadini desiderosi di uscire di casa e di riprendere le loro attività quella di sottoporsi obbligatoriamente al test potrà rappresentare un’intromissione nella loro privacy, un’altra faccia della medaglia è quella delle imprese che hanno saputo trasformare la crisi in un’opportunità di business, correndo a brevettare nuovi strumenti e dispositivi che hanno messo a punto proprio durante il periodo di chiusura imposto loro dal governo, e che potrebbero rivelarsi iniziative vincenti consentendo ai loro produttori di dare un calcio alla crisi, specialmente nel caso il loro utilizzo si estenda a stadi, centri commerciali, ed altri esercizi pubblici.
E’ ad esempio il caso di Saima Sicurezza, azienda nota per la produzione di tornelli che proteggono banche e aeroporti di tutto il mondo dai tentativi di accesso di persone armate, che ha saputo sfruttare il proprio know-how per mettere rapidamente a punto e brevettare “Welc’on door”, un kit anti Covid-19 da installare direttamente sulle porte dotato di un congegno che effettua uno screening in tempo reale, controllando la temperatura corporea e misurando anche la distanza delle persone in entrata nei vari luoghi.
Ovviamente per molte persone la richiesta di sottoporsi a un tale test giusto per spostarsi, fare degli acquisti o per recarsi al lavoro potrà comportare un disagio, ma almeno tali dispositivi promettono di garantire l’ingresso solo a chi non ha la febbre. E se il “Made in Italy” si fa strada nel campo della sicurezza in questo periodo di emergenza, restano comunque le preoccupazioni che i cittadini hanno per la loro privacy.
Spetta pertanto alle aziende che adottano i termoscanner di rassicurare gli utenti sul rispetto delle norme del Gdpr, avendo cura di espletare i vari adempimenti previsti dalla normativa sulla protezione dei dati personali, a partire dalla verifica della liceità del trattamento fino all’informativa da dare agli interessati, e curando inoltre gli aspetti ordinari che la legge richiede ad imprese ed enti che trattano su larga scala informazioni sensibili come sono i valori della temperatura corporea e tutti gli altri dati riguardanti la salute delle persone, che rientrano nelle “categorie particolari di dati” elencate nell’art.9 del Regolamento UE 2016/679.
(Nella foto: Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy)
In questi casi, anche se le informazioni vengono elaborate senza alcuna registrazione, il titolare del trattamento deve infatti effettuare una valutazione d’impatto in conformità all’art.35 del Gdpr e redigere una serie di registri e documenti, rispettando i princìpi di privacy by design e by default, e incaricando anche un “data protection officer”, cioè un responsabile a cui devono potersi rivolgere gli utenti che desiderano conoscere come vengono gestiti i dati oppure esercitare i loro diritti.
Nonostante tutte le difficoltà del periodo di pandemia, è dunque confortante vedere eccellenze italiane che sono in grado di offrire soluzioni per rispettare le norme emanate dal Governo per traghettare il nostro Paese fuori dall’emergenza sanitaria, e con un po’ di buon senso delle imprese sarà possibile fare in modo che questo percorso avvenga anche in modo non più traumatico del necessario nel rispetto della privacy.
(di Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy - Forbes, 27 aprile 2020)