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Rischi e pericoli di una società tecnologicamente sempre più giovane ma non scevra da antichi mali
“Ignorantia iuris non excusat”, solevano dire i nostri antenati, attraverso una locuzione che nel corso degli anni ha assunto molteplici sfaccettature. È vero, la presunzione che il cittadino, latamente inteso, conosca la legge applicabile è una necessità prima che una verità. Ci sono, tuttavia, circostanze in cui l’inconsapevolezza/superficialità/furbizia regna, con la correlata possibilità di celarsi dietro un cavillo per evitare il peggio. Ed è ancora e proprio il frequente uso dei social network a condurre ad una nuova, parallela e straziante verità: l’alzarsi dell’asticella della liceità di ciò che con essi viene compiuto.
Rivelare i propri dati sensibili in pubblico non significa che Facebook possa usarli a suo piacimento
Rivelare i propri dati sensibili in pubblico non significa autorizzare chiunque a usarli a piacimento, pertanto Facebook non può usare indiscriminatamente le informazioni degli orientamenti sessuali di un utente per mandargli pubblicità personalizzata senza il suo consenso. Queste le conclusioni dell'avvocato generale della Corte di Giustizia dell'UE nella decisione della Causa C-446/21.
Sanzione non adeguatamente motivata dal Garante: il giudice la riduce all'importo simbolico di 1 euro
Sanzione privacy ai minimi termini se il garante non motiva adeguatamente l'importo ingiunto. Applicando questo principio la Corte di appello di Bruxelles (sentenza del 14 giugno 2023, nel caso 2022/AR/723, resa nota dal sito gdprhub.eu) ha ridotto alla cifra simbolica di un euro una originaria sanzione di 10 mila euro, irrogata dal locale garante della privacy alla società belga delle ferrovie, per avere mandato e-mail promozionali, peraltro su richiesta del governo unico azionista.
Sanzioni privacy ko se il Garante della privacy non rispetta i termini per la notifica delle violazioni
Sanzioni privacy k.o. se il Garante non rispetta i termini per la notifica delle violazioni. È invalida l'ingiunzione se le trasgressioni sono contestate decorsi 120 giorni dall'accertamento. Il termine, fissato dallo stesso Garante della privacy in un regolamento interno (n. 2/2019), è da ritenersi perentorio.
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Sanzioni privacy, l'ultima parola spetta al giudice
Sulle sanzioni privacy l'ultima parola spetta al giudice. Il magistrato ha il potere di modificare, aumentandolo o diminuendolo, l'importo irrogato dal Garante della privacy. Così ha deciso la Corte di cassazione con l'ordinanza n. 27189 del 22/9/2023.
Sanzioni privacy, la mano del giudice è leggera se non c'è pericolo che si reiteri la violazione
Sanzioni milionarie privacy ai minimi termini, se non c'è pericolo di reiterazione della violazione. Le ammende previste dal Gdpr, che arrivano fino a 20 milioni di euro per le p.a., possono essere ridotte a importi bassissimi e anche azzerate: questo quando la violazione si è realizzata in circostanze del tutto peculiari e difficilmente ripetibili.
Scatta il reato di truffa aggravata dal furto di identità digitale per chi sottrae fondi dall’home banking
Scatta il reato di “frode informatica” con l’aggravante del “furto di identità digitale” (punito da due a sei anni) per chi sottrae fondi dall’home banking di una terza persona, qualsiasi sia il mezzo utilizzato per l’accesso: pin, chiavetta ecc. Lo ha chiarito la Corte di cassazione, sentenza n. 13559/2024.
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Scatta il reato per il jammer che disturba le comunicazioni tra volante e centrale di polizia
L’azione di aver anche solo predisposto un meccanismo di disturbo atto a impedire le comunicazioni fra terzi fa scattare il reato previsto dall’articolo 617 bis del Codice penale (Detenzione, diffusione e installazione abusiva di apparecchiature e di altri mezzi atti a intercettare, impedire o interrompere comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche).
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Scatta la multa per chi pubblica fotografie o video sui social network di chi commette un illecito
Non si possono pubblicare fotografie o video sui social network di chi commette un illecito, neppure se la finalità è quella di identificare il responsabile. Lo ha precisato il Tribunale di Taranto con la sentenza 1099 pubblicata lo scorso 16 maggio, che ha fissato i paletti della giustizia fai da te ai tempi dei social network.
Se Facebook cancella il profilo senza motivo deve risarcire il danno
Facebook non è solo una occasione ludica, di intrattenimento, ma anche un luogo, seppure virtuale, di proiezione della propria identità, di intessitura di rapporti personali, di espressione e comunicazione del proprio pensiero. e allora, la cancellazione del proprio profilo senza alcuna motivazione da parte della società deve essere risarcita. Lo mette nero su bianco il tribunale di Bologna con ordinanza del 10 marzo con la quale Facebook Ireland Limited viene condannata a riparare i danni subiti da un professionista, titolare di pagina che recava come account il proprio nome e cognome, al quale erano collegate 2 pagine di collezionismo e storia militare.