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Australia pronta a vietare i social network ai minori di 16 anni

Il 7 novembre il primo ministro australiano Anthony Albanese ha annunciato la presentazione di una legge per vietare l’accesso ai social network ai minori di 16 anni, e un giro di vite nei confronti delle grandi aziende tecnologiche, che secondo lui non proteggono adeguatamente gli utenti vulnerabili.

“È una legge per le madri e i padri preoccupati per la sicurezza dei figli”, ha dichiarato ai giornalisti. “I social network fanno male ai bambini”.

Albanese aveva già annunciato un intervento in materia a settembre, ma l’età minima non era stata stabilita.

Il premier laburista ha affermato che la legge sarà presentata ai leader degli stati e dei territori australiani in settimana, prima di essere sottoposta al parlamento alla fine del mese.

“Le aziende tecnologiche e i social network avranno la responsabilità di verificare l’età degli utenti”, ha dichiarato Albanese. “Se non lo faranno saranno multati”. “Non sono invece previste sanzioni per gli utenti”, ha aggiunto.

Albanese ha sottolineato che gli algoritmi usati dai social network non impediscono a bambini e adolescenti di accedere a contenuti inappropriati.  “Perfino sul mio telefono compaiono cose che non vorrei vedere, e non sono un bambino vulnerabile”, ha dichiarato.

Le piattaforme avranno un anno di tempo per prepararsi all’attuazione della legge.

Tuttavia, alcuni esperti hanno messo in dubbio l’applicabilità tecnica di un limite d’età.

“Gli attuali metodi di verifica dell’età sono inaffidabili perché sono troppo facili da aggirare o mettono a rischio la privacy degli utenti”, ha affermato Toby Murray, un ricercatore dell’università di Melbourne.

A settembre Canberra aveva presentato un progetto di legge per combattere la disinformazione.

In particolare, il testo prevede l’imposizione di multe fino al 5 per cento del fatturato annuo alle aziende tecnologiche che non rispettano i loro obblighi in materia.

Il social network X, di proprietà di Elon Musk, è attualmente impegnato in una battaglia legale con le autorità australiane in tema di moderazione dei contenuti violenti.

Fonte: Internazionale

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