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Il diritto di accesso può essere esercitato a condizione che, in seguito a una delicata operazione di bilanciamento di interessi, la situazione giuridica rilevante sottesa alla richiesta di ostensione può essere considerata di rango almeno pari al diritto alla riservatezza di altro consociato. E si badi, una simile comparazione tra diverse se non opposte esigenze - accesso e riservatezza - va effettuata non in astratto bensì in concreto, sulla base dei principi di proporzionalità, pertinenza e non eccedenza.

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Va vietato l'Accesso generalizzato, oltre che quello cosiddetto semplice, avente a oggetto la documentazione della Guardia di Finanza suscettibile di rivelare gli aspetti organizzativi - nell'ambito dei quali è essenziale la componente delle risorse umane - costituenti i punti di forza o di debolezza dell'organizzazione delle funzioni pubbliche tutelate. Tale divieto è coerente con l'obiettivo di evitare che la conoscenza di tali informazioni venga utilizzata per mettere in pericolo le funzioni primarie dello Stato.

L’accesso ai documenti conservati dalla Pa nella sezione archivio dei rapporti finanziari è divenuto possibile, in via diretta, con la presentazione di una “istanza di accesso” formulata ai sensi degli articoli 22 e seguenti della legge 241/90. È stata infatti, finalmente rimossa e cassata ogni diversa interpretazione precedente, che voleva immaginare tale richiesta – svolta da un coniuge nei confronti dell’altro e tesa a conoscere nella sua interezza la documentazione riferibile a quest’ultimo ed esistente nell’archivio dei rapporti finanziari - subordinata alla previa autorizzazione del giudice del processo civile, come soggetto deputato a bilanciare il diritto di accesso con la privacy.

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Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, GDPR UE 2016/679, prevede che chiunque in azienda tratta dati personali (rileva presenze, prepara i turni di lavoro, elabora e paga gli stipendi, invia comunicazioni via mail, ecc.), deve essere adeguatamente istruito.

Secondo il Tar Puglia (sentenza 1499/2021) nessun dubbio: le regole in tema di trasparenza documentale si applicano oltre che alle pubbliche amministrazioni anche ai soggetti privati chiamati all'espletamento di compiti di interesse pubblico; e per il Tar vanno senz'altro considerati tali i gestori del servizio di telefonia e di navigazione Internet.

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La nozione normativa di documento amministrativo suscettibile di formare oggetto di istanza di accesso documentale è ampia e può riguardare ogni documento detenuto dalla Pa, incluse le immagini registrate e conservate in sistemi di videosorveglianza urbana.

Il recepimento della direttiva PRTR (da effettuare entro il 7 giugno 2026) potrebbe costituire occasione anche per rendere maggiormente coerenti le previsioni sulla trasparenza in tema di retribuzioni nel settore della pubblica amministrazione, alla luce del nuovo corso impresso alla privacy dal GDPR ma senza far venir meno il principio di trasparenza.

Il 24 febbraio 2023 l’European Data Protection Board ha pubblicato le Linee Guida 03/2022 per aiutare gli utenti a riconoscere i modelli di progettazione ingannevoli nelle interfacce delle piattaforme dei social media. Rispetto alla prima versione che era stata pubblicata lo scorso anno per la consultazione pubblica, adesso le Linee Guida 03/2022 in versione definitiva 2.0 vedono sostituito nel titolo il termine “dark pattern” con “deceptive design patterns”, andando così ad estendere la portata di questa subdola tipologia di violazioni del GDPR.

Scudo privacy per i richiedenti i bonus edilizi: i dati delle pratiche non si possono ottenere dagli uffici tecnici comunali con una richiesta di accesso civico generalizzato (cosiddetto Foia). È questo l'orientamento del Garante della privacy in un parere (n. 76/2023), che si aggiunge alla lista riepilogata nella relazione annuale del Garante per il 2022, presentata a luglio 2023, dei casi in cui l'articolo 5 del decreto sulla trasparenza della pubblica amministrazione (dlgs 33/2013) non entra in azione, lasciando le informazioni negli archivi pubblici (salva l'applicazione di altre forme di accesso).

Ha suscitato scalpore il caso di Cambridge Analytica, come se non sapessimo che Facebook non è proprio il miglior amico della nostra privacy. Assorbiti dai suoi aspetti ludici a suon di condivisioni e “like”, avevamo forse dimenticato che se un’azienda fattura 40 miliardi di dollari l’anno fornendo servizi gratuiti ai propri utenti, c'è la concreta possibilità che il reale prodotto siamo noi con le informazioni personali che ci riguardano.

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Il presidente di Federprivacy a Rai Parlamento

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