Visualizza articoli per tag: sentenze
Frasi offensive e sessiste nella promozione sui social: sì alla rimozione d’urgenza dei riferimenti del cliente
Va bloccata in via d’urgenza la pubblicazione delle recensioni di libri, richiesta a pagamento dal loro editore, quando l’incaricato della promozione abbia usato sui social espressioni offensive e sessiste. Infatti, in questo caso esiste il rischio, per l’editore e gli autori dei libri da recensire, di un discredito per il fatto che la loro immagine sia associata a quella del promotore. Lo afferma il Tribunale di Bologna (giudice Antonio Costanzo) in un’ordinanza del 12 marzo 2021.
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Furto per violazione del sistema informatico, risponde la banca
Se non prova la responsabilità del cliente, per dolo o imprudenza, è la banca a rispondere degli ammanchi causati da violazioni del sistema informatico. Rientra nel rischio professionale di chi gestisce i servizi di pagamento, infatti, adottare tutte le cautele possibili per evitare l’uso illecito dei codici di accesso da parte di terzi. Lo sottolinea la Corte d’appello di Firenze con la sentenza 1945 dell’8 settembre 2022.
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Gestione dei certificati di malattia con lo ‘score’: per la Cassazione il fine giustifica i mezzi, ma per la tutela dei diritti degli interessati è una battuta d’arresto
Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Cassazione civile, Sezione I, 01 marzo 2023 n. 6177) interviene su "uno dei principali dilemmi del costituzionalismo liberale democratico contemporaneo: come debba essere definito l'equilibrio fra l'indi-viduo e la collettività nell'era dei dati”. Per gestire le domande di indennità di malattia e indirizzare i controlli medici, l’INPS ha per anni utilizzato un software denominato SAVIO. Il programma informatico assegnava ad ogni domanda un indice, o score, collegato a determinate variabili quali la durata della prognosi, il luogo di provenienza del certificato, la quantità dei certificati presentati dal lavoratore, il settore produttivo, l’età, il genere, la qualifica, la retribuzione, la dimensione dell’azienda, la tipologia del rapporto di lavoro.
Giusta la sanzione al militare che parla male dei colleghi su WhatsApp
Giusta la sanzione disciplinare al militare che condivide con un collega una serie di messaggi di whatsapp con i quali critica e parla male di altri ufficiali. Lo stabilisce il Tar Sardegna con la sentenza del 14 marzo scorso n. 174.
Giusta la sanzione del Garante Privacy alla p.a. che aveva pubblicato i nomi dei concorrenti ad un concorso riservato ai disabili
È meritata la sanzione inflitta dal Garante della privacy alla Regione Abruzzo, per aver pubblicato sul suo sito i nomi e i cognomi degli ammessi e degli esclusi in un concorso riservato ai disabili. Con l’indicazione dei nomi e l’espresso riferimento alla legge 68/1999 che riguarda le “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, si rivela, infatti, un dato sensibile relativo alla salute dei candidati. La Cassazione respinge il ricorso della Regione contro la sanzione amministrativa di 20 mila euro, emanata dall’Authority per la violazione del Codice privacy.
Giustizia tributaria: sentenze di merito da pubblicare integralmente dal 1° giugno 2021
Sentenze tributarie di merito da pubblicare integralmente dal 1° giugno 2021: è questa l'indicazione che il garante del contribuente della Lombardia dà al Mineconomia con il parere del 6 maggio 2021 . Il parere conclude l'iter avviatosi per effetto della segnalazione di Aidc (Associazione italiana dottori commercialisti) sezione di Milano nonché a livello nazionale.
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Gli impatti in materia di privacy su controlli a distanza e controlli difensivi con i sistemi di Intelligenza Artificiale
Sempre più spesso le organizzazioni utilizzano soluzioni tecnologiche basate su algoritmi di intelligenza artificiale (IA) al fine aumentare la sicurezza dei propri sistemi informativi. Le varie tipologie di controlli presentano un diverso grado di invasività sulla privacy e sui diritti e libertà dei lavoratori.
Google deve rimuovere anche le url dei siti sorgente che pubblicano la condanna per diffamazione
Google paga i danni morali per la mancata rimozione delle url - relative ad una notizia oggetto di una condanna per diffamazione - comprese quelle riferibili ai siti gestiti da altri motori di ricerca. E questo perché Google come internet service provider, mette a disposizione degli utenti i riferimenti necessari per identificarli. La Cassazione (sentenza 18430/2022) respinge il ricorso di Google Llc, contro la condanna a pagare 25 mila euro di danni morali a causa della sofferenza patita da un utente.
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Google perde il ricorso sulla sanzione del garante francese e ora dovrà pagare 50 milioni di euro
A gennaio del 2019, era stata la Cnil la prima autorità nazionale per la protezione dei dati che aveva imposto in Europa una sanzione ai sensi del Gdpr, bacchettando Google per non essere "sufficientemente chiaro e trasparente" in merito alle opzioni sulla privacy messe a disposizione degli utenti del sistema operativo Android, ma la decisione del Garante francese non aveva affatto trovato d’accordo il colosso americano che aveva subito annunciato di avere intenzione di fare ricorso, di cui adesso arriva però il verdetto negativo.
Google viola il Codice della Privacy ma non deve risarcire la moglie adulterina scoperta dal marito grazie a Street View
Google non deve risarcisce la moglie adulterina costretta a confessare l’esistenza di un amante, cedendo alle pressioni del marito, che aveva visto la sua auto in una via “insolita” grazie a Google Maps. L’auto era infatti stata ripresa, senza targa oscurata con la funzione Street View, in assenza di qualunque avvertenza che su quella strada si stavano facendo delle riprese fotografiche. La donna aveva dunque chiamato in giudizio Google Italy, al quale attribuiva la fine del suo matrimonio.
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Privacy Day Forum: il servizio di Ansa
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