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Covid-19 e 'certificazioni verdi': perché violano il Gdpr

Covid-19 e 'certificazioni verdi': perché violano il Gdpr

Perché i trattamenti di dati personali effettuati nell’ambito dell’utilizzo delle certificazioni verdi di cui al decreto legge del 22 aprile 2021, n. 52 possono violare il GDPR? Prima di addentrarci nelle questioni tecniche alcune considerazioni che ancora una volta denotano la scarsa attitudine ad affrontare i problemi con un approccio olistico, trascurando aspetti fondamentali che alla fine fanno solo perdere tempo a chi lavora con impegno e professionalità e fanno ulteriormente perdere credibilità ai proponenti.

Una BIA per i BYOD

Una BIA per i BYOD

Ci vuole una valutazione di impatto per i BYOD. Questo vale sia da un punto di vista strettamente giuridico, sia da un punto di vista dei meccanismi delle relazioni aziendali e sociali. La destrutturazione dell’azienda come complesso di strumenti ubicati nella sede di produzione di beni e servizi, oramai, è un fatto. Ma non per questo ci si può limitare a fare gli spettatori, perché è una vicenda troppo importante da perdonare la nostra inerzia. È una vicenda, infatti, che porta molte conseguenze sul piano della progettazione del modello organizzativo privacy, e che deve essere valutata in tutte le sue sfaccettature sociologiche e culturali.

Per il bene dei tuoi bambini bisogna fermare Zuckerberg

Per il bene dei tuoi bambini bisogna fermare Zuckerberg

Ne “Il vecchio e il bambino” scritta da Guccini e interpretata anche da “I Nomadi” è indimenticabile il passaggio in cui il ragazzino si rivolge al progenitore (oggi forse, lo farebbe tristemente con “Alexa”) e dice “Mi piaccion le fiabe, raccontane altre”. Chi ha eguale (nel narrare o ascoltare, poco importa) romantica passione per le favole certamente non vede il fondatore di Facebook come un orco, ma – a guardar bene – non fa grossi sforzi per immaginarlo nei panni del pifferaio di Hamelin. Il signor Zuckerberg – sovrano pressoché indiscusso dell’universo dei social network – ha pianificato una serie di iniziative volte a garantire l’accesso ad Instagram (suo, come pure WhatsApp) anche ai minori di 13 anni, offrendo questa opportunità di svago pure a chi era stato legittimamente escluso dall’iscrizione ufficiale (non fa purtroppo testo chi “bara” o usa sotterfugi) perché ritenuto troppo giovane.

Cari social, ecco perché non avrete la foto di mia figlia

Cari social, ecco perché non avrete la foto di mia figlia

Ieri il podcast di Governare il Futuro non è uscito perché l’altro ieri sono diventato papà. Mentirei se dicessi che nelle ultime ore non sono stato tentato di condividere via social la prima foto di mia figlia, il suo primo bagnetto, la sua prima poppata, la sua prima vera dormita tra le braccia della mamma. Ho scattato decine di foto, naturalmente, e decine di volte sono stato a un tap di distanza dal condividerla via social. A tentarmi, ogni volta, la felicità, l’entusiasmo, l’orgoglio di papà e soprattutto il fatto che quella social è, ormai – giusto o sbagliato, bello o brutto che sia – la dimensione naturale della nostra vita, specie in tempo di pandemia. Ma, almeno sin qui, ho sempre scelto di non pubblicare quelle foto e di limitarmi a inviarle a amici e parenti che il Covid tiene lontano dall’ospedale.

Ora gli utenti di Linkedin devono diffidare anche dai propri colleghi di lavoro

Ora gli utenti di Linkedin devono diffidare anche dai propri colleghi di lavoro

È LinkedIn l’ultimo bersaglio colpito dai pirati informatici, che sono riusciti ad appropriarsi di un enorme archivio di dati personali di circa 500 milioni di utenti del social network professionale per eccellenza, i quali sono stati loro malgrado trattati come merce svenduta a prezzi di saldo su un popolare forum di hacking.

Cibersicurezza sempre più componente essenziale di un mercato unico digitalizzato

Cibersicurezza sempre più componente essenziale di un mercato unico digitalizzato

La trasformazione digitale sta cambiando radicalmente e rapidamente il mondo. Portando con sé un profondo ed irreversibile mutamento delle modalità di comunicazione e di scambio di dati e informazioni. Nuove minacce incombono e cittadini, consumatori, fornitori si trovano esposti a reati informatici sempre più numerosi e sofisticati. I player del Digital Single Market, pur se con differenti finalità, condividono l’obiettivo comune di un ambiente digitale sicuro, indispensabile per sostenere un cambiamento etico, che porti benefici per tutti.

Il presidente di Federprivacy al TG1 Rai

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