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Telegram nel mirino dell'Unione Europea. Dopo l'arresto del fondatore Pavel Burov in Francia, anche Bruxelles sta indagando su eventuali violazioni delle norme europee sul digitale. Telegram, in particolare, potrebbe non aver fornito dati accurati sui numeri degli utenti.

La Commissione Europea ha lanciato un severo monito alla piattaforma X (già Twitter), dichiarando che il suo sistema di verifica con blue check (spunta blu) non rispetta le disposizioni del Digital Services Act (DSA) dell'Unione Europea. Secondo i risultati preliminari delle indagini, il sistema risulta ingannevole per gli utenti e in contrasto con le pratiche standard del settore.

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La Commissione Europea ha avviato un procedimento formale per valutare se Temu possa aver violato il Digital Services Act (DSA) in settori legati alla vendita di prodotti illegali, alla progettazione potenzialmente avvincente del servizio, ai sistemi utilizzati per raccomandare gli acquisti agli utenti, nonché l’accesso ai dati per i ricercatori.

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La Commissione UE ha pubblicato il modello per la rendicontazione sulle tecniche di profilazione dei consumatori e l'audit indipendente di tali relazioni. I gatekeeper sono tenuti a presentare i rapporti alla Commissione come parte dei loro obblighi ai sensi dell'articolo 15 del Digital Services Act. (DMA)

La Commissione europea ha reso nota la lista di 19 grandi piattaforme digitali che saranno sotto la lente dell’UE a partire dal prossimo 25 agosto, con 4 mesi di tempo per adeguarsi al Digital Services Act. Lo ha annunciato il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, avvertendo che le big tech "dovranno cambiare i loro comportamenti se vorranno continuare a operare in Europa".

La Commissione europea ha avviato un procedimento formale per valutare se la piattaforma di video sharing TikTok garantisca in maniera sufficiente la tutela dei minori. Al centro della verifica le possibili violazioni da parte di TikTok del Digital Services Act, entrato in vigore lo scorso anno.

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La produzione normativa europea in materia di dati personali e servizi digitali, dall'avvento del GDPR nel maggio del 2018 ad oggi, ha conosciuto un notevole incremento.

Impossibile non ricordare la questione relativa alla Privacy Policy di PornHub con tanto di richiesta di chiarimenti da parte del Garante. A distanza di alcuni mesi dalla prima modifica della privacy policy c’è stato un nuovo aggiornamento il 23 maggio. Qualche passo avanti la nota piattaforma lo ha effettivamente fatto, ma l’approccio di accountability comporta un percorso di miglioramento continuo.

C’è l’accordo politico sul Digital Service Act e sembrerebbe che l’accordo in questione preveda tra l’altro che i dati dei bambini non si potranno più utilizzare per fare profilazione.È una bellissima notizia. Peccato che il destino abbia voluto che sia rimbalzata sui giornali di mezzo mondo negli stessi giorni nei quali il Consiglio d’Europa ha reso noto in un rapporto che i bambini europei entrano per la prima volta nei siti pornografici – che sarebbero ovviamente riservati ai maggiorenni – in media a undici anni e che i gestori di questi siti, con poche eccezioni, si limitino a chiedere loro di confermare con un click di avere almeno diciotto anni.

Dopo l’accordo raggiunto la scorsa primavera tra le istituzioni europee, il Regolamento UE 2022/206 (Digital Services Act) è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’UE del 27 ottobre 2022, con sei mesi di tempo per adeguarsi e sanzioni fino al 10% del fatturato per le organizzazioni rientranti negli obblighi che non rispetteranno le regole.

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Il presidente di Federprivacy al TG1 Rai

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