Privacy e mondo universitario: sfide e opportunità nell’era digitale
Nell’attuale contesto digitale, la tutela dei dati personali presenta per gli studenti universitari al contempo sfide e opportunità significative. Da un lato, infatti, l’aumento esponenziale dei trattamenti di dati personali effettuati dalle Università mette in primo piano il tema della protezione della “privacy” di tutta la “popolazione” universitaria, composta di studenti, docenti, tecnici, amministrativi; d’altro canto, le Università stanno progressivamente ampliando l’offerta formativa con corsi dedicati alla data protection, ma anche inserendo corsi di carattere più interdisciplinare, nell’ambito di percorsi di studio specialistici, il tutto con il meritorio obiettivo di offrire opportunità professionali e di stimolare l’attenzione per la materia.
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Per quanto riguarda i dati trattati dalle Università, pare evidente che ogni studente condivide una crescente quantità di dati personali con la propria istituzione universitaria per l’erogazione e la gestione di servizi didattici, amministrativi e di supporto. I dati relativi alle performance accademiche, poi, rappresentano un rilevante patrimonio conoscitivo che consente di analizzare, a livello statistico, i risultati formativi e occupazionali delle Università e dei relativi corsi di studio.
Tutti questi dati possono essere oggetto di trattamento anche da parte di enti che cooperano con le Università per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e per monitorare la condizione occupazionale post-universitaria della popolazione studentesca. Un esempio significativo è quello di Almalaurea, ente privato che fa parte del sistema di produzione statistica nazionale (SISTAN). Almalaurea, operando a stretto contatto con le Università, da un lato, raccoglie valutazioni e giudizi relativi all’esperienza universitaria e analizza caratteristiche e performance di laureate e laureati, elaborando informazioni utili al miglioramento dell’offerta formativa; dall’altro, può acquisire i curricula degli studenti, rendendoli disponibili all’interno di una banca dati accessibile a fini occupazionali ad enti e imprese che ne facciano richiesta.
Nuove sfide per la privacy degli studenti universitari possono derivare – oltre che dalle raccolte di dati connesse alla remotizzazione dell’erogazione dei corsi formativi, accelerata dalla pandemia di COVID-19 – dall’introduzione dell’IA e dei big data. Tali strumenti permettono alle Università di analizzare i comportamenti degli studenti, migliorare le strategie didattiche e ottimizzare i servizi amministrativi, ad esempio prevedendo i tassi di abbandono scolastico o suggerendo percorsi accademici personalizzati.
In questo scenario, risulta cruciale la predisposizione da parte delle Università di un adeguato assetto di governance al fine di garantire la conformità normativa dei plurimi canali di trattamento di dati personali degli studenti. In tale contesto, diviene sempre più centrale la figura del Data Protection Officer (DPO), la cui designazione è obbligatoria per le Università in quanto enti pubblici, come previsto dall'art. 37, par. 1, lett. a) del GDPR.
Oltre alle crescenti sfide, la protezione dei dati personali rappresenta allo stesso tempo una opportunità per gli studenti universitari a fronte dello sviluppo di specifici percorsi accademici dedicati alla data protection.
La crescente domanda di figure professionali, come DPO, consulenti e data managers, riflette l’importanza strategica di una corretta gestione dei dati personali in un mercato del lavoro sempre più orientato verso la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica.
Spesso lo sviluppo di progetti tecnologici innovativi implica la formazione di banche dati o, comunque, il trattamento di ingenti quantità di dati personali, da cui la crescente domanda di professionisti della data protection capaci di prevenire violazioni dei dati personali, mantenendo la fiducia di investitori e clientela. Peraltro, tale tendenza sembra destinata a rafforzarsi ulteriormente a fronte dello sviluppo del settore dell’intelligenza artificiale, il cui funzionamento si fonda proprio sul trattamento dei big data.
Oltre alla crescente richiesta di figure specializzate, la conoscenza delle regole e dei principi fondamentali della privacy sta diventando una competenza trasversale, richiesta ad ogni futuro professionista in un contesto in cui il trattamento dei dati personali è oramai parte integrante di numerosi processi produttivi.
Pertanto, nell’era digitale, se da un lato le Università sono chiamate a offrire percorsi adeguati alla formazione di professionisti altamente qualificati in grado di governare le sempre maggiori complessità associate alla protezione dei dati personali, dall’altro lato occorre sviluppare una sensibilità di studentesse e studenti di qualsiasi percorso universitario per gli aspetti legati alla protezione e gestione del dato personale.
Il mondo dell’Università può (e deve) giocare un ruolo di primo piano nella prospettiva di garantire che lo sviluppo e l’utilizzo di tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale, avvenga nel rispetto del diritto fondamentale alla privacy.
A cura di Andrea Sitzia, professore associato di diritto del lavoro nell’Università di Padova e Massimiliano Rosa, assegnista di ricerca nell’Università di Padova