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Visualizza articoli per tag: intercettazioni

Le notizie sulle inchieste di corruzione che coinvolgono politici vanno pubblicate. Il controllo della collettività sui casi di corruzione politica è un elemento essenziale della democrazia. Di conseguenza, se i giornalisti pubblicano passi di intercettazioni telefoniche riguardanti le conversazioni di un Primo ministro con altri politici non c’è una violazione della reputazione e del diritto alla vita privata. Tanto più che tocca al politico dimostrare le effettive conseguenze negative dovute alla pubblicazione.

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Una decisione che autorizza intercettazioni telefoniche può non contenere una motivazione specifica. Lo afferma la Corte di giustizia dell'Ue, sentenza nella causa C-349/21, chiarendo che l'obbligo di motivazione non è violato qualora la decisione si fondi su una richiesta me circostanziata dell'autorità penale competente e i motivi dell'autorizzazione possano essere dedotti agevolmente e senza ambiguità da una lettura incrociata della richiesta e dell'autorizzazione.

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Il sistema britannico di sorveglianza di massa delle comunicazioni via internet non assicura il pieno rispetto della privacy e non garantisce sufficienti protezioni per il rispetto della confidenzialità dei giornalisti. Questo è quanto ha stabilito la Corte europea dei diritti umani in una sentenza. Il ricorso a Strasburgo è stato presentato da ong, giornalisti e attivisti dopo che Edward Snowden nel 2013 aveva scoperchiato lo scandalo Nsa rivelando l'esistenza di programmi per la sorveglianza di massa operati dagli Usa a cui i britannici avevano accesso.

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Il mistero dell’articolo 167 codice della privacy sul trattamento di dati senza consenso: è ancora reato? Ciò che sembrava estinto ha mostrato la sua vitalità in una sentenza depositata nel 2020. Ma non pare proprio che ciò basti a dimostrare la reviviscenza di una sanzione penale, assorbita dal sistema sanzionatorio amministrativo del Gdpr. In ogni caso, l’interprete si muova con molta cautela e consapevolezza del diritto transitorio (articolo 24 del d.lgs. 101/2018). Ma spieghiamoci meglio, partendo dalla vicenda concreta al centro della sentenza evocata.

"Ci sono autorevoli testate che hanno parlato di personaggi intercettati abusivamente, dimostrando la potenza inaudita dell’ignoranza dei fatti mescolata all’ignoranza della materia". L'analisi di Umberto Rapetto, Generale della Guardia di Finanzia, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche.

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Giovedì, 05 Ottobre 2023 05:45

È legge la miniriforma delle intercettazioni

Con il voto di fiducia, come avvenuto pochi giorni fa alla Camera, anche il Senato approva, questa volta in via definitiva, il testo del decreto legge omnibus in materia di giustizia. Cosa cambia in materia di intercettazioni.

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Via libera del Garante Privacy allo schema di decreto del Ministero della Giustizia riguardante i requisiti tecnici per la gestione dei dati personali raccolti dalle infrastrutture digitali centralizzate per le intercettazioni. L’Autorità ha però chiesto che venissero implementate ulteriori misure a tutela delle persone coinvolte nelle attività di captazione.

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Microfoni degli smartphone sempre accesi a carpire informazioni rivendute poi a società per fare proposte commerciali. Un fenomeno sempre più diffuso, che sembrerebbe causato anche dalle app che scarichiamo sui nostri cellullari. Molte app, infatti, tra le autorizzazioni di accesso che richiedono al momento del download, inseriscono anche l’utilizzazione del microfono. Una volta che si accetta, senza pensarci troppo e senza informarsi sull’uso che verrà fatto dei propri dati, il gioco è fatto.

Parere favorevole del Garante Privacy sullo schema di decreto del Ministero della Giustizia che regola l’attivazione dell’archivio digitale delle intercettazioni (ADI) presso le infrastrutture interdistrettuali e definisce tempi, modalità e requisiti di sicurezza della migrazione e del conferimento dei dati.

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Sabato, 15 Settembre 2018 07:49

Giornalisti intercettati, condanna della Cedu

Le intercettazioni a danno dei giornalisti violano la Convenzione europea dei diritti dell’uomo perché compromettono il diritto alla confidenzialità delle fonti. Lo ha stabilito la Corte di Strasburgo con la sentenza Big Brothers Watch e altri contro il Regno Unito, depositata ieri. Al centro della vicenda arrivata alla Corte europea e che è costata la condanna di Londra, il sistema di intercettazioni svelato da Edward Snowden a causa del quale molte informazioni, raccolte a strascico, erano state condivise dai servizi segreti inglesi e statunitensi.

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TV9, il presidente di Federprivacy alla trasmissione 9X5

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