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L’Università di Maastricht ha rivelato di aver pagato il riscatto di 30 bitcoin (pari a oltre 200mila euro) richiesto dagli hacker che hanno crittografato alcuni dei suoi sistemi critici a seguito di un attacco informatico che ha avuto luogo il 23 dicembre 2019.

Non aprite quel messaggio di posta elettronica: potrebbe contenere un virus. Non è un avvertimento generico ma una indicazione specifica relativa a due attacchi hacker attualmente in corso in Italia, da parte di un non meglio identificato gruppo di cyber criminali che hanno l’obbiettivo di rubarci dati sensibili su larga scala. L’allarme sul primo attacco proviene dalla società di sicurezza informatica Yoroi, che ha diffuso una nota in cui spiega la dinamica di questo attacco, confermata anche dal Computer Emergency Response Team della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la Pubblica Amministrazione (CERT-PA).

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Fino a poco tempo fa gli hacker usavano classicamente i ransomware per crittografare i dati delle vittime minacciandole di non restituirvene l'accesso se non dietro il pagamento di un riscatto, ma ora le estorsioni online stanno vedendo un’evoluzione ancora più meschina in cui i cybercriminali minacciano di segnalare al Garante della Privacy la mancata adozione delle misure di sicurezza prescritte dal Gdpr.

Un nuovo studio avverte che gli hacker possono decifrare le password di una persona semplicemente ascoltandola digitare sulla tastiera tramite il microfono del proprio smartphone, secondo quanto riporta Science Daily. Secondo i ricercatori della South Methodist University del Texas, il metodo è così efficace che può essere eseguito anche in un luogo pubblico e rumoroso. La tecnica potrebbe anche essere utilizzata per decrittografare le e-mail e i messaggi privati ​​di qualcuno o rubare informazioni sulla carta di credito.

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Martedì, 08 Maggio 2018 11:07

Ospedali sotto assalto degli hacker

I cyber criminali si stanno specializzando nell'attacco alla Sanità e mirano anche alle macchine a raggi X o per le risonanze magnetiche. Lo segnala un recente rapporto di Symantec e dà bene la cifra di come stia evolvendo il problema della cyber security nel settore sanitario. I numeri sono in crescita, certo – le infezioni sono triplicate nel 2017, secondo McAfee, mentre secondo Data Breach Investigations 2018 di Verizon riguarda la Sanità il 24 per cento degli attacchi “a ricatto” (ransomware), contro il 17 per cento dell'anno prima.

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La Rewterz Threat Intelligence, una società di cybersecurity pakistana, ha scoperto sul Dark Web un annuncio pubblicato da un hacker ignoto riferito alla messa in vendita dei dati personali di 115 milioni utenti di telefonia mobile del Pakistan, nazione che conta in totale una popolazione di circa 210 milioni di abitanti.

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Una miniera di dati sensibili e bancari rubati a cittadini italiani, frutto di un’offensiva hacker da record nel nostro Paese. Sono oltre diecimila gli attacchi informatici subiti nell’ultimo anno in Italia, con numeri in netta crescita. Di questi, il 10% sono sferrati contro siti istituzionali e infrastrutture critiche informatizzate di interesse nazionale. Un saccheggio di identità digitali, conti corrente e numeri di carte di carte di credito, riporta l’Ansa, rivenduto nel mercato nero del web con tanto di tariffario: ogni italiano vale 2 euro. Circa il 76% di questi attacchi, che durano quasi tutti meno di tre ore, è costituito dal furto di banche dati, spiega la Polizia Postale citando l’analisi dei numeri del rapporto Clusit 2018 sulla sicurezza Ict in Italia.

Si torna a parlare di "sicurezza" sui social. A farlo è stato Matteo Viviani in un servizio, al quale ne seguiranno degli altri, della trasmissione Le Iene andato in onda nella puntata di ieri sera. L'inviato del noto programma televisivo è riuscito, in 16 minuti di video, a far crollare le certezze degli utenti social sulla questione privacy.

A un anno dal Gdpr, numerosi i siti istituzionali ancora senza informativa privacy aggiornata, ma uno studio di Federprivacy evidenzia fenomeno più grave ed esteso: il 47% dei siti web dei comuni italiani utilizza protocolli non sicuri, e il 36% non rende noti i recapiti per contattare il DPO, figura obbligatoria per tutte le pubbliche amministrazioni. Presentazione del rapporto completo la settimana prossima al workshop organizzato da PrivacyLab. Bernardi:"Utilizzo di tecnologie ormai obsolete espone siti dei comuni a potenziali rischi di data breach". Speciale dedicato a cybercrime e violazioni dati sul magazine "Privacy News"

Martedì, 27 Novembre 2018 11:09

Quando il pirata del web entra in banca

«Il mondo del credito sta sicuramente lavorando per blindare i canali di comunicazione tra i propri sistemi e i dispositivi della clientela (pc, laptop, tablet, smartphone). La palestra del “phishing” e di altre piccole tecniche fraudolente ha costretto il sistema bancario a fare quella che definisco una “ginnastica posturale” minima, ma l’esercizio per mantenersi in forma è più impegnativo e non può risultare episodico o discontinuo». Umberto Rapetto, già generale della Guardia di Finanza, già al comando del Gat Nucleo Speciale Frodi Telematiche (ora è Ceo di Hkao Human Knowledge As Opportunity) ha pochi dubbi.

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Il furto d'identità con l'intelligenza artificiale

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