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Visualizza articoli per tag: privacy online

Tanto utili quanto pericolose per la privacy. Sono le sempre più diffuse app su cellulare con cui è possibile scoprire l’identità dei numeri sconosciuti che ci chiamano. Forte la tentazione di usarle. Siamo ormai sommersi dalle telefonate pubblicitarie di operatori di rete, società di energia, gas, forex e ogni tipo di proposta commerciale.  Sarebbe certamente interessante poter conoscere in anticipo, prima di rispondere, i dettagli di chi ci sta chiamando.

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Grazie ad uno studio condotto su oltre 7.000 consumatori in tutta Europa, Kaspersky Lab ha scoperto che la perdita di controllo dei propri dati personali è qualcosa che riguarda la maggior parte delle persone in Europa. Le ragioni dietro questo fenomeno sono molte. I risultati mostrano che il 64% delle persone coinvolte dallo studio non conosce tutti i luoghi del web nei quali i loro dati personali sono stati archiviati. Cosa probabilmente ancora peggiore, il 39% dei genitori intervistati non sa nemmeno quali dati personali vengono condivisi online dai propri figli.

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Il 67% dei siti e delle app non rivela agli utenti dove sono conservati i loro dati personali, e il 51% non chiarisce se e con chi vengono condivise le informazioni. Policy generiche, imprecise e prive di dettagli, e nel 44% dei casi agli utenti non sono neanche comunicate le modalità di accesso per l'esercizio dei loro diritti. Pubblicato codice di condotta per aziende virtuose che possono attestare il proprio impegno a rispettare la privacy degli utenti con un marchio di qualità. Ferrero la prima ad avere ottenuto il bollino "Privacy Ok".

La riservatezza della nostra navigazione online è e rimane una chimera. Chi pensa di essere blindato, sbaglia. E a commettere questo errore sono davvero tanti, anche grazie alla “complicità” di meccanismi di sicurezza che promettono garanzie, protezione, tutela. L’inserimento della funzione “Do Not Track” (non tracciare) all’interno dei software di navigazione in Rete ha ingenerato un clima di estrema rilassatezza: gli utenti, convinti di poter fare affidamento sul browser, non hanno preso in considerazione l’ipotesi che qualcosa potesse non andare come previsto.

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Facebook è sotto inchiesta e rischia ingenti sanzioni e traumatiche strette di regolamentazione transatlantiche. La Federal Trade Commission ha avviato indagini preliminari per determinare se abbia violato un precedente accordo con l’authority americana sulla protezione della privacy. Con una lettera, la Ftc chiede chiarimenti sullo scandalo della Cambridge Analytica, la società di consulenza politica che ha lavorato per Donald Trump ottenendo e utilizzando irregolarmente dati di 50 milioni di utenti del gruppo.

Gli Stati Uniti stanno preparando la propria risposta al GDPR europeo. Ad annunciare la novità è il Washington Post: negli USA è partito il processo che porterà ad una nuova normativa sulla gestione della privacy online, strada che potrebbe sortire i propri risultati già entro l’anno in corso.

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Il presidente di Federprivacy a Report Rai 3

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