App per identificare i numeri sconosciuti, tanto utili quanto pericolose per la privacy
Tanto utili quanto pericolose per la privacy. Sono le sempre più diffuse app su cellulare con cui è possibile scoprire l’identità dei numeri sconosciuti che ci chiamano. Forte la tentazione di usarle. Siamo ormai sommersi dalle telefonate pubblicitarie di operatori di rete, società di energia, gas, forex e ogni tipo di proposta commerciale. Sarebbe certamente interessante poter conoscere in anticipo, prima di rispondere, i dettagli di chi ci sta chiamando.
Saremmo in grado di capire se la telefonata proviene da qualche “scocciatore” e rifiutarla, senza perdere tempo a sentire di cosa si tratta, o persino conoscere senza ancora aver risposto il nome e il cognome delle utenze telefoniche che ci stanno chiamando anche se non le abbiamo in rubrica.
La soluzione c’è anzi, ne esistono diverse, tutte più o meno efficienti nel riconoscere il numero del chiamante e informarci circa la sua identità. La più famosa è TrueCaller, un’applicazione che s’installa sul proprio telefono e che possiede un database di centinaia di milioni di utenze ovviamente non soltanto italiane, che è in grado di consultare ogni volta che ci arriva una telefonata per informarci circa il possibile nome e cognome del chiamante.
L’applicazione non si limita all’anagrafica ma spesso ci fornisce anche dati sulla possibilità che l’utenza chiamante sia un call center e che quindi possa infastidirci con proposte di acquisto, così che possiamo tranquillamente rifiutare la chiamata.
Quanto costa un servizio del genere? Nulla: è sufficiente installare l’applicazione, o accedere al sito web tramite la propria utenza Google, per poter attingere ai milioni di numeri che Truecaller ha imparato a riconoscere.
Vedremo a breve che in realtà il costo di questi servizi non è realmente nullo, perché seppur non economicamente, chi lo utilizza paga con un’altra moneta, quella della sua privacy e dei suoi contatti.
La domanda da porsi, a questo punto, è come fanno questi sistemi a conoscere i dati di coloro che utilizzano le utenze telefoniche presenti negli archivi consultabili, anche nei casi in cui questi non hanno mai installato le applicazioni di ricerca e non ne conoscono neanche l’esistenza?
Questi sistemi d’identificazione dei numeri chiamanti non si basano su rubriche telefoniche pubbliche, soprattutto perché per i cellulari non ne esistono e per i telefoni fissi è sempre più diffusa la pratica di non autorizzare la pubblicazione dei nominativi negli elenchi telefonici. Come fanno allora ad avere i nominativi corrispondenti alle utenze telefoniche?
La modalità con la quale i servizi si approvvigionano di dati infatti è particolare: chi installa le App sul proprio smartphone, concede ai servizi di sbirciare la propria rubrica copiandosi tutti i nominativi e le utenze ivi memorizzate e aggiungendole (dopo alcune verifiche per evitare falsi positivi) a loro database.
Ovviamente il primo dato a essere prelevato dalle App è proprio il nominativo e l’utenza di chi la ha installata, che andrà a finire nell’elenco telefonico a disposizione di tutti.
Per questo motivo talvolta a una utenza troviamo come anagrafica nomi tipo “Zio Giovanni”, “Maestro Marco”, “Amico di Gaia”… perché sono i nomi dati dagli utenti a tali numerazioni nella loro rubrica telefonica.
Questo ci fa capire come la provenienza delle anagrafiche sono proprio i contatti memorizzati sullo smartphone di chi ha installato il software.
Dal punto di vista della privacy, quindi, le implicazioni sono doppie: da un lato, i propri dati vengono diffusi, spesso in modo poco chiaro, ma dall’altro i dati di tutti i propri contatti (che, totalmente inconsapevoli, non hanno potuto fornire alcun consenso) vengono diffusi e possono essere utilizzati per ricerche da parte di utenti terzi.
Ultimamente, le App cercano di essere un po’ più chiare circa le attività di “spionaggio” che andranno a fare, ma non sempre è facile impedire loro di accedere alla nostra rubrica. In genere ci viene richiesto il permesso e possiamo rifiutare, ma tanti utenti non vi prestano attenzione oppure accettano per non avere funzionalità limitate.
Cosa possiamo fare per difenderci? il suggerimento principale è quello di evitare d’installare questo genere di applicazioni a meno che non si sia consapevoli dei permessi di accesso che richiedono e si sia quindi in grado di non concederli. Nel dubbio, consigliamo piuttosto d’istallarle su uno smartphone vergine dove non abbiamo configurato la nostra rubrica telefonica.
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