Domenico Battaglia
Avvocato del foro di Bolzano, socio membro Federprivacy e Delegato per la provincia di Bolzano. Membro dei gruppi di lavoro per la tutela della privacy nella gestione del personale, cybersecurity e studi professionali di Federprivacy. Docente a contratto presso l'Università di Padova. Data Protection Officer del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Bolzano. - Email: [email protected]
Se il data protection officer è inadeguato il titolare del trattamento viene sanzionato
L’autorità lussemburghese ha recentemente indicato che, per realtà di trattamento dati complesse, un DPO adeguato dovrebbe avere almeno tre anni di esperienza professionale. L’indicazione è stata resa nell’ambito di una attività ispettiva, in seguito alla quale una società lussemburghese veniva sanzionata dal Garante Privacy nazionale (CNPD) per aver nominato un DPO inadeguato.
Mancata osservanza delle istruzioni impartite: la posizione del dipendente
Una volta designato o autorizzato un subordinato a svolgere determinati compiti connessi al trattamento dei dati personali, fino a che punto rimane responsabile il Titolare ovvero, fino a che punto l’assunzione di compiti e funzioni fa il paio con l’assunzione di profili di responsabilità? Esistono (e se sì, con quali limiti) ambiti di rivalsa del Titolare nei confronti del subordinato a fronte di una condanna ricevuta dal primo a seguito di un accertamento di responsabilità del sottoposto?
Il responsabile paga l’insubordinazione con la titolarità del trattamento dei dati personali
Da un’indagine della Guardia di finanza emergeva che undici schede telefoniche fossero state intestate a cinque ignari cittadini in spregio della normativa che ne richiede l'obbligo di identificazione dell'assegnatario dell'utenza e l'obbligo di rendere agli interessati le informazioni relativamente al trattamento dei dati personali.
Prima il sospetto e poi il controllo difensivo
La Corte (Cass. civ. Sez. lavoro, Sent., 22-09-2021, n. 25732) affronta nuovamente la questione, di indubbio rilievo nomofilattico, della compatibilità dei c.d. “controlli difensivi” (concetto elaborato dalla giurisprudenza precedentemente alla modifica dell'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori) con l'attuale assetto normativo. La Corte, con un pronunciamento di indubbio valore esegetico, ha enunciato il seguente principio di diritto: I controlli difensivi possono essere posti in essere dal datore di lavoro solo in presenza di un fondato sospetto
Garante Privacy: agli ordini!
Solo quest’anno, in due occasioni, l’Autorità Garante ha sanzionato due ordini professionali per non aver trattato lecitamente i dati dei singoli professionisti iscritti. Il dato è indicativo di quanto sia importante che i singoli ordini professionali acquistino consapevolezza della normativa di settore, adeguandosi prontamente ove ancora non si sia provveduto!
Riconoscimento facciale: le linee guida del Comitato Consultivo della Convenzione 108+
Sin dal 1981, la Convenzione 108 costituiva l’unico strumento di diritto internazionale di tutela del diritto al rispetto della vita privata. Nel 2018, la Convenzione del 1981 ed il Protocollo addizionale sono stati “aggiornati” in un nuovo protocollo (Convenzione 108+). Il Protocollo di modifica del 2018 si propone l'ammodernamento della Convenzione 108; con legge n. 60 del 2021 il protocollo di modifica è stato ratificato in Italia, che è così diventata il dodicesimo paese a ratificare la Convenzione 108+ (Italia, 12° ratifica per la Convenzione 108+ - Sala stampa coe.int).
Quando 'pettegolare' online costituisce illecito o reato
A tutti capita sovente di inoltrare qualche messaggio di testo, audio o video ricevuto tramite WhatsApp o altri social. C’è forse da preoccuparsi temendo di compiere un illecito o, addirittura, un reato? Sino a pochi anni fa, si temeva che una cosa riferita da una persona venisse poi divulgata ad altri da parte del pettegolo o della pettegola di turno. Oggi forse non è più così, perché quello che temiamo maggiormente è che un giudizio, una battuta, un messaggio audio o video o chissà cos’altro che abbiamo postato online venga poi “inoltrata” ad altri, magari divenendo di dominio pubblico.
Donna chiede rimborso per spese mediche sulla procreazione assistita, i suoi dati finiscono sul web. Azienda sanitaria condannata al risarcimento
Dopo essersi sottoposta a una prestazione di procreazione medicalmente assistita fuori regione, una signora richiedeva alla Direzione del Distretto Sanitario Cosenza/Savuto il rimborso delle spese sostenute. Accordato il rimborso, nello stesso giorno la struttura pubblicava integralmente la delibera autorizzativa sull’Albo Pretorio, rendendo così pubblici dati di natura particolare della paziente relativi alle patologie della stessa e ai trattamenti eseguiti. I coniugi adivano il Tribunale dolendosi di avere subito danni morali, alla vita di coppia e di relazione, al nome, all’immagine e all’onore.
Segnalare la condotta di un professionista: 'occhio alla penna'
Una dirigente del Tribunale di Firenze, imponeva più volte procedimenti disciplinari a un proprio sottoposto, con sanzioni, di seguito annullate. Il dipendente col tempo si dimetteva dall’incarico e iniziava la professione forense. Successivamente, il caso voleva che le strade dei due si incrociassero nuovamente e la dirigente, ravvisando comportamenti (a suo parere) deontologicamente scorretti nell’ex collaboratore ora dedito alla libera professione di avvocato, presentava un esposto al competente Consiglio dell’Ordine degli Avvocati (sempre in Firenze).
Corona Pass in Alto Adige, valutazioni fatte cammin facendo
È del 20 aprile l’annuncio del governatore dell’Alto Adige relativo al c.d. green pass altoatesino. Tramite un’applicazione per gli smartphone, attraverso scansione di un codice QR che permetterà di evincere se il consumatore “sia o meno immune”, si avrà accesso in determinati luoghi. E la privacy? "La privacy è garantita perché il ristoratore vede solo che il cliente è immune e non se è guarito, vaccinato oppure semplicemente testato" così ha risposto testualmente l’Hauptmann altoatesino (fonte Ansa).