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Sanzioni e videosorveglianza, vigili urbani alla prova della privacy

Il comando di polizia locale che vuole adeguarsi alla riforma della privacy può confrontarsi tempestivamente con il responsabile della protezione dei dati per organizzare un cronoprogramma dei lavori. Lo hanno evidenziato implicitamente le linee guida per la sicurezza urbana approvate il 26 luglio 2018 dalla Conferenza stato-città e autonomie locali. Con il documento appena sottoscritto si è completato il quadro degli strumenti che servono ai sindaci per accordarsi con i prefetti in materia di patti per la sicurezza.

Ovvero i contratti che potranno essere adottati in ogni città per la concreta applicazione del pacchetto sicurezza. Ma intanto occorrerà mettere mano anche al trattamento dei dati personali per consentire ai comandi di polizia locale di essere in regola con la gestione dell'attività sanzionatoria e di polizia giudiziaria. E di trattare con cognizione di causa i moderni impianti di videosorveglianza e successivamente le attività conseguenti ai moderni e imminenti patti per la sicurezza. Il quadro normativo di riferimento è variegato e non ancora completo. Da una parte infatti abbiamo il Gdpr, ovvero il regolamento 2016/679, in attesa del decreto legislativo che dovrà raccordare meglio la novella con il testo unico della privacy (approvato dal cdm il 08/08/2018).

Dall'altra il dlgs 51/2018 che ha recepito nell'ordinamento la direttiva 2016/680 specificamente riferita all'attività di polizia e che dovrà essere meglio dettagliato con un regolamento. Per organizzare al meglio la messa a regime del trattamento dei dati sarà opportuno effettuare il censimento dei dati, l'individuazione dei contitolari, con la redazione di un registro dei trattamenti comprensivo dell'analisi dei rischi e delle misure di sicurezza. Ma sarà anche opportuno un confronto con il responsabile della protezione dei dati per realizzare un cronoprogramma degli interventi da realizzare.

Molto importante sarà però soprattutto la realizzazione di adeguate valutazioni di impatto privacy da effettuare necessariamente per i trattamenti a rischio, come nel caso di utilizzo di impianti moderni di videosorveglianza o di body cam per gli agenti. Dall'8 giugno scorso i comandi dovranno anche fare i conti con la direttiva 2016/680. Per espressa previsione normativa il Gdpr non troverà infatti diretta applicazione ai trattamenti effettuati per fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati e pubblica sicurezza.

I dati personali trattati dalle autorità pubbliche quando utilizzati per tali finalità, sono infatti disciplinati dalla direttiva 2016/680 relativa alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali, nonché alla libera circolazione di tali dati, recepita con decreto legislativo 18 maggio 2018, n. 51, entrato in vigore l'8 giugno. Che per andare a regime richiede però l'adozione di un regolamento specifico. In attesa occorrerà prestare particolare attenzione alla regolamentazione del trattamento dati con impiego di sistemi di videosorveglianza urbana interforze e classificazione e trattamento dei fascicoli di polizia giudiziaria. Ma sarà la nuova stagione dei patti per la sicurezza il vero banco di prova.

Fonte: Italia Oggi del 25 agosto 2018 

Note Autore

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Federprivacy è la principale associazione di riferimento in Italia dei professionisti della privacy e della protezione dei dati personali, iscritta presso il Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi della Legge 4/2013. Email: [email protected] 

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