Controlli a distanza e sanzioni attraverso super-occhiali indossati dai vigili urbani: anticipazione di problemi cruciali anche del Metaverso?
Su Repubblica, redazione di Firenze del 10 novembre si annuncia che il Comune di Arezzo, in cooperazione col gruppo Lab Consulence, intende sperimentare attraverso la sua polizia municipale un progetto che prevede l’uso di occhiali speciali in dotazione agli agenti addetti alla vigilanza sul traffico che consentono la proiezione sul visore degli agenti di dati relativi al comportamento di conduttori di veicoli che operano nel raggio di azione degli occhiali stessi. L’agente che controlla può, ricevuta l’immagine, decidere immediatamente se è stata o no commessa una infrazione che giustifichi la sanzione, attivando contemporaneamente anche gli strumenti a sua disposizione.
Nel caso che la valutazione confermi la necessità di sanzionare il comportamento, l’agente potrà azionare immediatamente una stampante collegata allo strumento ottenendo subito la produzione della sanzione già pronta per l’uso. È già previsto, inoltre, che in una versione finale di piena messa a punto del sistema anche la eventuale notifica al sanzionato avvenga con modalità digitali.
La sperimentazione prevista dal comune di Arezzo prenderà avvio, sempre stando a quanto detto a Repubblica da alti funzionari del comune, nel mese di dicembre contestualmente al periodo natalizio.
Ciascuna apparecchiatura costa 1000 euro a kit e il comune di Arezzo considera il prezzo assai interessante, considerato il tempo che farà risparmiare e la semplificazione delle procedure che il sistema promette.
Le notizie per ora finiscono qui, ed è ovvio che per formulare un giudizio compiuto è necessario avere più ampie informazioni sulle modalità che si intendono adottare.
Tuttavia già le poche notizie sinora fornite consentono di sollevare non pochi interrogativi che sarebbe bene il comune di Arezzo si ponesse.
In tema di videosorveglianza anche per ragioni di polizia e di contrasto alla criminalità sia il Garante italiano che quelli di altri Paesi della UE hanno prodotto nel tempo numerose linee guida e provvedimenti, dedicati soprattutto a regolare e ribadire l’obbligo di informativa ai cittadini relativamente all’esistenza di strumenti di controllo a distanza. Obbligo che il Garante italiano, almeno in via di principio, ha sempre ritenuto necessario che sia rispettato anche dalle forze di polizia e di contrasto alla criminalità anche nei casi in cui le forme di controllo a distanza si basino su esplicite norme di legge che consentono di ritenere che le forze in questione siano esonerate da tale obbligo, sempre a condizione, ovviamente, che le finalità perseguite riguardino il contrasto alla criminalità e non richiedano invece il controllo senza informativa.
Aspetto, questo, che può essere valutato solo nell’ambito di una ampia e penetrante valutazione di impatto del trattamento.
In ogni caso nella sperimentazione che il comune di Arezzo intende porre in campo sembra che i nuovi strumenti sarebbero dati in dotazione alle forze di controllo del traffico non solo per il contrasto alla criminalità ma più generalmente e ampiamente per il controllo del rispetto che disciplinano appunto il traffico veicolare su strada pubblica oltre che di ogni altra legge in vigore nel contesto che entri nel campo visivo degli occhiali e sia di competenza delle guardie municipali.
(Nella foto: Francesco Pizzetti, Presidente emerito del Garante per la protezione dei dati personali. Ha guidato l'Autorità dal 2005 al 2012)
In ogni caso, al di là delle specificazioni che solo una più ampia documentazione del sistema può consentire di avere, resta chiaro che il primo e più importante punto da affrontare riguarda proprio la informativa da dare ai cittadini.
Informativa, che è centrale nel sistema del GDPR e che costituisce un obbligo anche per le autorità pubbliche che raccolgano dati con strumenti di sorveglianza.
Nel caso in esame e nell’articolo di Repubblica dal quale abbiamo preso le mosse, nulla è specificato a questo proposito. Corre tuttavia l’obbligo di segnalare che questo aspetto, centrale sempre quando ci si voglia avvalere di strumenti di controllo a distanza sia che hi operi sia un soggetto privato sia che si tratti invece di un soggetto pubblico, è assolutamente rilevante in questo caso per più ragioni fra le quali le principali sono certamente il carattere innovativo e in qualche modo indiretto degli strumenti di sorveglianza, che sono pur sempre occhiali e come tali saranno percepiti dai cittadini, e la particolare invadenza del controllo che riguarderà comunque tutti coloro che passano nel campo visivo degli agenti, raccogliendo una grande quantità di dati di una quantità a priori indeterminabile di persone.
Proprio per le considerazioni fatte diventa essenziale che l’informativa chiarisca bene per quanto tempo i dati sono conservati, per quali finalità potranno essere trattati, a chi compete la responsabilità dei trattamenti ivi compresa la loro cancellazione, chi potrà avere accesso a tali dati e con quali modalità, stante che il sistema sembrerebbe pensato in modo da consentire l’immediato uso dei dati quando il comportamento tenuto giustifichi una sanzione che, sembra di capire, l’agente dovrebbe (o comunque potrebbe) immediatamente decidere di comminare.
È del tutto evidente che in questo caso diventa centrale, oltre che obbligatoria, la valutazione di impatto relativamente ai rischi che i trattamenti previsti possono comportare: valutazione di impatto che si spera il comune di Arezzo operi adeguatamente, anche seguendo le indicazioni del suo Data Protection Officer, prima di dare avvio alla sperimentazione, e tenga rigorosamente pronta per essere messa a disposizione in qualunque momento dell’Autorità Garante.
Data la specificità e particolarità della sperimentazione che si vuole porre in essere potrebbe essere opportuno che il comune di Arezzo prenda contatto col Garante, non tanto per chiedere un prior checking oggi non più previsto quanto per definire meglio, anche in dialogo con l’Autorità, i risultati della valutazione di impatto.
A sua volta sembra chiaro che di fronte alle notizie di stampa che hanno ormai reso di ragione pubblica l’intenzione del comune di Arezzo, riportando anche le dichiarazioni dei funzionari di alto livello del comune e del suo apparato di polizia locale, sarebbe ragionevole che il Garante stesso assumesse l’iniziativa di acquisire dal comune di Arezzo ulteriori informazioni, in modo da poter provvedere fin da ora a predisporre, ove lo ritenga opportuno, idonee linee guida per far fronte alla sperimentazione annunciata.
Merita infine aggiungere che un intervento del Garante rispetto alla sperimentazione annunciata e al tipo di tecnologia che si dichiara di voler mettere in campo potrebbe essere massimamente utile per il Garante e, in generale, per i cittadini italiani e europei.
Pur nella consapevolezza che le informazioni a disposizione sono ancora troppo scarse, un intervento del Garante rispetto all’uso di questo tipo di tecnologia, che presuppone appunto l’uso di occhiali/visori interconnessi con altri apparati, potrebbe essere di grande utilità anche in vista del tante volte anticipato Metaverso.
In attesa di comprendere meglio le intenzioni di Zuckerberg e, in generale, degli operatori del Metaverso, è certo che asse portante del sistema sarà proprio l’uso di visori che, grazie al collegamento con la rete, siano in grado di trasmettere immagini da condividere con gli altri utenti, al fine di far si che tutti si sentano partecipi della stessa realtà.
Non a caso, per quanto viene talvolta anticipato dalla stampa, alla costruzione di questi visori, e quindi del Metaverso, sembra interessata anche Luxottica che avrebbe accordi da tempo con Zuckerberg in ordine al tipo di visori e, soprattutto, di trasmettitori da adottare.
Insomma il caso anticipato da Repubblica circa la sperimentazione che vuole fare il comune di Arezzo ci porta dritti dritti sull’orlo dell’immenso panorama che ci attende nel futuro imminente, legato anche allo sviluppo del digitale legato alle nuove tecniche del Metaverso e dell’ Internet of Things.
Per questo sarebbe assai interessante he anche rispetto a questa iniziativa il Garante italiano chiedesse spiegazioni e informazioni che consentano alla nostra Autorità di svolgere anche in questo campo, come tante volte è avvenuto in altri campi, il ruolo di battistrada rispetto all’evoluzione della protezione dei dati e della società digitale.