Elon Musk richiamato dall’ONU a rispettare i diritti umani sui social: suona la campana per un dibattito serio sulla digital age e sui rischi per l’umanità?
Il caso Twitter/Elon Musk è tuttora oggetto di analisi e riflessioni: dopo mesi di trattative Musk è giunto ad avere il possesso del 9,1% di azioni. In seguito a una offerta dello stesso Musk il board dei direttori di Twitter ha accettato l’offerta di acquisto di Musk che di fatto ha condotto la compagnia sotto il pieno controllo dello stesso Musk.
(Nella foto: Elon Musk, che ha acquisito il pieno controllo di Twitter)
Subito dopo la conclusione dell’accordo, avvenuto il 27 ottobre, Musk ha licenziato alcuni top manager e contestualmente ha annunciato che intendeva operare riforme importanti, tra le quali la istituzione di un “content moderation council” che verificasse costantemente l’effettiva libertà di parola sul social. Contestualmente annunciò anche il licenziamento di circa la metà dei dipendenti di Twitter.
Le decisioni di Musk hanno sollevato preoccupazioni e critiche legate al timore che esse facilitassero la possibilità di “misinformation”, “disinformation”, “harassment” e “hate speech” sulla piattaforma.
Elon Musk ha motivato le sue decisioni con la necessità di ristabilire un accettabile equilibrio finanziario di Twitter e di fatto ha collegato il progetto dei licenziamenti anche a un piano di modifica dei servizi di Twitter, introducendo la possibilità di account verificati a pagamento dalla società: la c.d. spunta blu dell’account.
Tutto questo ha spinto l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, a chiedere a Musk, con una lettera aperta pubblicata in rete, di garantire il rispetto dei diritti umani sul social. Sembra di capire che Turk temesse che una così massiccia riduzione di personale potesse ridurre il controllo dell’hate speach e delle fake news sul social.
Il punto di maggiore interesse della lettera di Turk riguarda però l’affermazione che, nel quadro della normativa ONU, i social devono garantire il rispetto dei diritti umani. In sostanza la lettera va oltre il Digital Package elaborato dalla UE e collega i vincoli dei social al rispetto di tutti i “diritti umani” riconosciuti dalle Nazioni Unite e non solo al rispetto del diritto alla privacy e delle regole che disciplinano la concorrenza, come invece continua a fare la UE.
Merita citare il passo della lettera di Turk dove egli scrive a Musk: “la esorto a garantire che i diritti umani siano al centro della gestione di Twitter sotto la sua guida”.
In sostanza Turk pare abbandonare la visione del Washingont Consensus che finora negli USA ha dominato il mondo di Internet facendo prevalere le visioni aziendalistiche ed economiciste persino sulla tutela dello stesso diritto alla privacy. Al contrario Turk mette al centro i diritti fondamentali, avvicinandosi così alla visione europea.
Il tema è molto rilevante, anche perché, secondo la agenzia Bloomberg lo stesso Musk, continuando a muoversi in una visione aziendalistica, ha recentemente fatto sapere che intende riassumere un numero elevato di dipendenti appena licenziati per far fronte alle esigenze di funzionamento del social valutato più dal punto di vista dei servizi offerti che dei diritti da tutelare. Secondo Bloomberg, infatti, Musk avrebbe dichiarato che alcuni dipendenti sono stati licenziati per errore, prima di rendersi conto che la loro esperienza potrebbe essere necessaria per realizzare gli stessi piani di sviluppo aziendale che si starebbero mettendo a punto.
(Nella foto: Francesco Pizzetti, Presidente emerito del Garante per la protezione dei dati personali. Ha guidato l'Autorità dal 2005 al 2012)
Una questione analoga, tutta connessa alle politiche aziendali sembra si stia verificando anche nella società Meta. Il Wall Street Journal ha infatti reso noto che Facebook starebbe pianificando a breve licenziamenti su larga scala.
Tali licenziamenti sarebbero da collegare ai ripetuti cali di borsa dei titoli e alle previsioni di resa degli investimenti necessari per il mondo Meta, che sarebbero ora assai inferiori a quelle di quando Zuckerberg cambiò in Meta il marchio di Facebok.
In sostanza, anche Meta, come Twitter, Microsoft e Snap, sta operando tagli al personale, indipendentemente – sembra - dall’effetto che questo possa avere rispetto alla tutela dei diritti umani su Meta.
I due casi di Twitter e di Meta ci stanno dicendo che la visione puramente aziendalistico-capitalista, che ha guidato negli ultimi anni la crescita della società digitale, sta terminando la sua spinta. Per contro, la lettera di Turk e la tensione tra USA e UE rispetto alla regolazione della rete ci dicono anche che la visione aziendalistica resiste nei fatti, tanto da aver provocato persino l’intervento ONU.
È difficile prevedere che effetto di tutto questo sulla digital age, così come è difficile prevedere l’effetto nel tempo dei provvedimenti che stanno per entrare in vigore nel mondo UE.
Quello che questi episodi ci stanno insegnando è che profondi cambiamenti sono in atto nel mondo digitale e ancora più questo avverrà nel prossimo futuro.
L’età digitale non può più svilupparsi solo sulla base di una ottica meramente aziendalistico-capitalista né solo seguendo una prospettiva puramente regolatoria.
Le società più avanzate devono aprire una profonda riflessione su quali sono gli obiettivi, i vincoli e i limiti della digital age. Riflessione che deve avere di mira anche, e soprattutto, i rischi che le nuove tecnologie comportano o possono comportare per gli esseri umani.
Non basta garantire la tutela dei dati personali e il rispetto del GDPR. Ormai è urgente un ragionamento ampio e politicamente orientato su opportunità e rischi del digitale, così come sembra si stia cominciando a fare per l’Intelligenza Artificiale. In ogni caso è necessario evitare sia l’esasperazione delle visioni economicistiche che il prevalere di visioni eccessivamente (e inutilmente) regolatorie.