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Visualizza articoli per tag: dati biometrici

Controllava il rispetto dei turni di lavoro e la produttività dei propri dipendenti utilizzando la tecnologia del riconoscimento facciale, il tutto a loro insaputa. Un'azienda di Alicante, in Spagna, aveva prima chiesto ai lavoratori una foto garantendo loro che le immagini sarebbero servite solo "per pubblicazioni sul sito web, volantini o altro materiale di supporto", ma poi l'aveva invece utilizzata per i suoi sistemi di sorveglianza.

Se volevano mangiare alla mensa dovevano passare dal rilevatore biometrico e lasciare le loro impronte digitali per ottenere il nulla osta ad accedere al servizio ristoro. Non erano però le misure di sicurezza adottate nei confronti dei detenuti di un carcere, ma quello che fin dal 2015 avveniva ai 680 giovanissimi alunni di una scuola elementare, ai quali era richiesto di fornire l'impronta del loro dito indice per verificare che i genitori avessero regolarmente pagato la retta mensile dei pasti.

Adecco Group Belgio è stata destinataria di un attacco cyber con significativo data leak di credenziali di autenticazione biometrica di circa duemila dipendenti Il cyber attacco ha interessato la piattaforma di authentication management Suprema ID, attraverso la violazione da parte dei criminali informatici del sistema BioStar2, una piattaforma di sicurezza interoperabile basata sul Web, aperta ed integrata e dotata di funzionalità complete per il controllo degli accessi, tempi e presenze del personale dipendente.

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No ai dipendenti “schedati” con le impronte digitali per rilevare le presenze in servizio. È illegittimo l'impiego della rilevazione biometrica senza il consenso ad hoc dei lavoratori, mentre non basta l'assenso generico prestato dagli interessati all'azienda per il trattamento di dati effettuato con mezzi elettronici. Nessun dubbio che si configuri il trattamento dei dati anche senza la registrazione delle informazioni in un database.

Senza l’autorizzazione del Garante della privacy è vietato raccogliere le impronte della mano dei dipendenti, attraverso un badge per vedere se sono presenti. Ora lo sa una Srl, attiva nel settore della raccolta dei rifiuti, condannata dall’Authority a pagare una sanzione di 66 mila euro, per aver violato il Codice sulla protezione dei dati personali. La società aveva installato un sistema di raccolta dei dati biometrici della mano, per rilevare le presenze dei dipendenti. Azione che - ad avviso del Tribunale che aveva condannato il Garante a pagare 30 mila euro per responsabilità aggravata - non provava il trattamento dei dati in violazione della disciplina di settore.

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Se il progetto Worldcoin, basato sulla scansione dell’iride per verificare l’identità degli utenti approdasse in Italia, con ogni probabilità violerebbe il Regolamento Ue, con tutte le conseguenze di carattere sanzionatorio previste dalla normativa.  Questo in sintesi l’avvertimento che il Garante Privacy ha inviato a Worldcoin Foundation.

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C'è un potenziale allarme privacy per il riconoscimento del volto del nuovo iPhone X di Apple: lo solleva un report del Washington Post secondo il quale le misure di sicurezza garantite dalla compagnia di Cupertino rischiano di non essere sufficienti per gli sviluppatori di applicazioni terze. Questi, scrive il quotidiano, potrebbero usare e conservare sui propri server le informazioni del volto degli utenti raccolte con l'iPhone X per scopi non sempre noti.

Pugno duro contro le truffe su Internet: scatta l’aggravante se l’inganno è una vendita di beni on line. È quanto propone uno degli emendamenti approvati dalle commissioni della Camera al ddl del Governo sul rafforzamento della cybersicurezza. Tra le altre modifiche, c’è l’introduzione a tappeto della biometria per l’accesso dei dipendenti ai data base pubblici di molte PA.

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Secondo la Corte Ue l’inserimento obbligatorio nelle carte d’identità di due impronte digitali è compatibile con i diritti fondamentali al rispetto della vita privata e alla protezione dei dati di carattere personale, se tale obbligo è giustificato dalle finalità della lotta contro la fabbricazione di carte d’identità false e l’usurpazione d’identità, nonché di garanzia dell’interoperabilità dei sistemi di verifica.

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Le tecnologie che usano il riconoscimento facciale sono sempre più diffuse, e se in certi casi si rivelano utili, spesso finiscono invece per diventare un umiliante strumento di discriminazione. Aumentano infatti le vicende di cronaca che raccontano di sistemi “intelligenti” che utilizzano i dati biometrici del volto umano per individuare determinate persone e colpirle con provvedimenti punitivi come negare loro l’accesso a supermercati per fare acquisti, oppure identificarle come ospiti sgraditi cacciandole da eventi pubblici, e in certi casi privarle di loro diritti come quello di manifestare pacificamente, arrivando talvolta perfino ad arrestarle ingiustamente.

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TV9, il presidente di Federprivacy alla trasmissione 9X5

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