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Bambini schedati a scuola, chiesta l'impronta digitale per mangiare alla mensa

Se volevano mangiare alla mensa dovevano passare dal rilevatore biometrico e lasciare le loro impronte digitali per ottenere il nulla osta ad accedere al servizio ristoro. Non erano però le misure di sicurezza adottate nei confronti dei detenuti di un carcere, ma quello che fin dal 2015 avveniva ai 680 giovanissimi alunni di una scuola elementare, ai quali era richiesto di fornire l'impronta del loro dito indice per verificare che i genitori avessero regolarmente pagato la retta mensile dei pasti.

Ovviamente, non era proprio in regola con il Gdpr questa bella pensata che aveva avuto un istituto scolastico di Danzica, una città del nord della Polonia, e per questo quando il Garante per protezione dei dati polacco (UODO) è stato informato delle insolite procedure che erano state adottate in quella scuola ha ordinato la cancellazione di tutte le impronte digitali dei minori e la cessazione di qualsiasi ulteriore raccolta di dati personali, imponendo una sanzione di 20.000 zloty (pari a circa 4.600 euro) per la violazione della privacy.

Anche se è del tutto plausibile che l'istituto dovesse poter controllare la regolarità dei pagamenti della mensa, d'altra parte l'autorità polacca non ha ritenuto come valida base giuridica il consenso che era stato richiesto per iscritto ai genitori, e per questo ha dichiarato illecito il trattamento dei dati biometrici dei minori, poichè in realtà sarebbe stato possibile identificare gli studenti morosi con altre modalità alternative molto meno invasive rispetto a quella del rilevamento della loro impronta digitale, come ad esempio mediante card elettroniche, o semplicemente fornendo il nominativo o il numero del contratto, mentre invece ricorrendo alla rilevazione delle impronte digitali i piccoli studenti erano stati di fatto schedati.

Ad aggravare la violazione commessa dalla scuola, è il fatto che il sistema biometrico utilizzava particolari caratteristiche dattiloscopiche come sono le impronte digitali, che in caso di necessità non possono essere modificate come accade invece con una comune password, e per questo se dovessero cadere nelle mani sbagliate i diritti e le libertà delle persone fisiche implicate sarebbero seriamente messi a rischio. Perciò, come stabilisce il Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, le impronte digitali devono essere sempre usate con la dovuta cura, specialmente quando appartengono a dei minori.

Fonte: Affaritaliani.it - di Nicola Bernardi, Presidente di Federprivacy

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Il presidente di Federprivacy a Report Rai 3

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