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Il 2018, nell’universo digitale, è probabilmente destinato a essere ricordato come l’anno dello scandalo di Cambridge Analytica e della riforma – sin qui mancata – della disciplina europea sul diritto d’autore. Ma il 2018 è anche l’anno con il quale, più che in passato, il mondo ha preso coscienza della relazione complessa, le cui regole sono tutte da scrivere, tra uomini e intelligenza artificiale.

Si torna a parlare di "sicurezza" sui social. A farlo è stato Matteo Viviani in un servizio, al quale ne seguiranno degli altri, della trasmissione Le Iene andato in onda nella puntata di ieri sera. L'inviato del noto programma televisivo è riuscito, in 16 minuti di video, a far crollare le certezze degli utenti social sulla questione privacy.

I social network possono sospendere gli account degli utenti no vax e rimuovere i contenuti che veicolano disinformazione sanitaria. Lo ha stabilito il Tribunale di Varese con l’ordinanza 1181/2022, che fa il punto sulla complessa questione del controllo delle piattaforme sui contenuti pubblicati dagli utenti.

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Scatta il reato di trattamento illecito di dati personali per chi -anche solo in un breve lasso di tempo - posta su siti porno fotomontaggi realizzati a partire da foto di sue conoscenti, prelevate da Facebook. E non costituisce valida difesa sostenere che si tratti solo di "una bravata". La Cassazione con la sentenza n. 43534  ha così confermato la condanna a sei mesi per il reato lesivo della privacy di ben 17 ragazze, nonostante avessero tutte rimesso la querela per diffamazione a seguito di uno spontaneo risarcimento di 1.300 euro ciascuna da parte del ricorrente.

Su Facebook la blacklist di 25 vip che ordinano cibi con le app e non lasciano la mancia ai rider, neanche in caso di pioggia. Il post è stato pubblicato sulla pagina Facebook “Deliverance Milano”, un collettivo di rider precari che mettono alla berlina con nomi e cognomi alcuni vip, accusati di essere tirchi. E per far sentire la loro voce sul fronte di alcuni riconoscimenti sindacali attaccano i vip “tirchi”. Il Sole 24 ore ha intervistato l’avvocato Rosario Imperiali, esperto di privacy.

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Il post sul profilo social in rete con dati altrui senza consenso è violazione della privacy. Con conseguente sanzione pecuniaria. Il garante della Romania ha contestato a una persona fisica la violazione di due articoli del regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679 (Gdpr): l'art. 5, che elenca i principi del trattamento, l'art. 6 sul consenso dell'interessato e l'art. 14 sull'informativa agli interessati. Ne ha dato notizia lo stesso Garante romeno con un comunicato del 30 luglio 2021.

Il Garante per la protezione dei dati personali della Repubblica di San Marino ha sanzionato Facebook per un totale di 5 milioni di euro per violazioni delle norme sulla protezione dei dati personali con due distinti procedimenti, il primo dei quali riguarda la sottrazione dei dati personali di migliaia di utenti sammarinesi, mentre nel secondo l’autorità ha contestato i criteri di accertamento dell'età dei minori che chiedono di iscriversi al social network.

Meta Inc., la società di Mark Zuckerberg proprietaria di Facebook, WhatsApp e Instagram, dovrà pagare la sanzione di quattro milioni di euro comminata nel 2019 dall'Autorità per la protezione dei dati personali della Repubblica di San Marino per la diffusione, ritenuta indebita, dei dati personali di circa 12.700 sammarinesi. L'azienda di Zuckerberg aveva fatto ricorso dinanzi al Tribunale e poi alla Corte d'Appello di San Marino, confidando nell'annullamento del provvedimento. Ricorso che è stato giudicato inammissibile dalla sentenza n° 3 del 25 gennaio 2023 del giudice di Appello di San Marino. La sanzione diventa quindi esecutiva.

L’Autorità Garante dell’Irlanda (Data Protection Commission -DPC-) ha annunciato ai primi di Settembre la conclusione di un'indagine sull’applicazione del Regolamento UE 679/2016 (GDPR) nei confronti di WhatsApp Ireland Ltd.  L'indagine del DPC è iniziata il 10 dicembre 2018 ha esaminato come WhatsApp utilizzi i dati degli utenti alla luce degli obblighi di trasparenza imposti dalla disciplina privacy.

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Ormai Facebook non sorprende più. Dopo i numerosi problemi legati alla diffusione di dati personali del social network, l’ennesima problematica che lo riguarda questa volta è sui gruppi dediti al cybercrime che stanno spopolando proprio su Facebook.

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Il presidente di Federprivacy a Rai Parlamento

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