Rider pubblicano su Facebook la lista dei vip che non danno la mancia
Su Facebook la blacklist di 25 vip che ordinano cibi con le app e non lasciano la mancia ai rider, neanche in caso di pioggia. Il post è stato pubblicato sulla pagina Facebook “Deliverance Milano”, un collettivo di rider precari che mettono alla berlina con nomi e cognomi alcuni vip, accusati di essere tirchi. E per far sentire la loro voce sul fronte di alcuni riconoscimenti sindacali attaccano i vip “tirchi”. Il Sole 24 ore ha intervistato l’avvocato Rosario Imperiali, esperto di privacy.
Cantanti, calciatori, musicisti e influencer hanno diritto a non rendere noto il loro indirizzo e le loro abitudini economiche e alimentari e di bob ton?
"Certamente sì. Anche i vip hanno una loro sfera privata e queste attività rientrano nella tutela di cui ciascuno di noi gode".
La mappatura dei gusti alimentari dei clienti del delivery dovrebbe restare anonima?
"Sì. Un dipendente che svolge questa attività è tenuto comunque a mantenere la riservatezza dei dati personali - perché di questo stiamo parlando - dei clienti del proprio datore di lavoro".
È lecito per ottenere risultati sindacali mettere alla berlina un gruppo di vip di manica stretta?
"Assolutamente no. Non si può difendere un diritto, violandone altri".
In base alla legge sulla privacy come potranno reagire i vip messi nella black list?
"Quello che è stato realizzato è un abuso che determina una responsabilità duplice: sia da parte dei rider che hanno pubblicato queste notizie, sia nei confronti dei loro committenti che avrebbero dovuto presidiare maggiormente sui comportamenti dei rider".
E se l’avessero fatto dei giornalisti d’assalto?
"Il discorso dell’attività giornalistica vede il presidio di alcuni diritti fondamentali, quali il diritto di cronaca, il diritto all’informazione. Ma anche in questo contesto, dove il diritto alla privacy indietreggia per dare spazio a questi diritti fondamentali, vi sarebbero stati dei paletti, la violazione dei quali avrebbero certamente suscitato delle perplessità. Perché la sfera privata di un vip non viene meno quando l’informazione non è essenziale, o non ha alcun rilievo per la sua vita pubblica. Quindi anche in quel caso, in un contesto molto particolare, ci sarebbero stati forti dubbi di legittimità. Immaginiamo quindi in un contesto in cui questi diritti costituzionali non emergono".
Fonte: Il Sole 24 Ore