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Secondo gli attivisti la Commissione Ue avrebbe violato la normativa europea sulla privacy

Una campagna pubblicitaria della Commissione europea è al centro di una polemica per la presunta violazione del Gdpr, il regolamento dell'Ue sulla protezione dei dati.

Il Centro europeo per i diritti digitali (Noyb), un'organizzazione senza scopo di lucro con sede a Vienna e guidato dall'avvocato e attivista Max Schrems, ha presentato una denuncia al Garante europeo per la protezione dei dati per il modo con cui la Direzione generale Affari interni della Commissione (una struttura simile ai ministeri nazionali) ha selezionato gli utenti su X.

L'esecutivo europeo avrebbe tentato di raggiungere gli utenti che corrispondevano a determinate idee politiche e specifici orientamenti religiosi. È la pratica conosciuta come "microtargeting".

La campagna è stata organizzata per sensibilizzare le persone sulla proposta di legge presentata da Bruxelles per contrastare abusi sessuali sui minori in tutta l'Unione europea.

Secondo il dossier presentato al Gepd la Commissione ha utilizzato un sistema di microtargeting in base alle parole chiave utilizzate nei post dagli utenti. Tra i termini utilizzati dal sistema c'era "Qatargate" e "Brexit". Ma anche "cristiano", "Marine Le Pen", "Giorgia Meloni", "Alternative für Deutschland" e "Vox" (rispettivamente il partito di estrema destra xenofoba tedesco e quello di estrema destra spagnolo).

La campagna europea violerebbe la politica di X che la Commissione stessa ha chiesto alla piattaforma di rafforzare. I termini della pubblicazione dei contenuti sull'app prima conosciuta come Twitter, vietano di prendere di mira gli utenti in base a categorie "sensibili" come razza, religione e appartenenza politica. Preoccupata per la manipolazione delle informazioni e l'interferenza straniera nelle elezioni, Bruxelles aveva obbligato X a rafforzare la sua politica.

"La campagna pubblicitaria ha utilizzato le stesse categorie che il Gdpr dell'Unione europea vuole proteggere", ha dichiarato Noyb in un comunicato stampa.

La Commissione europea "è a conoscenza della denuncia e delle segnalazioni relative a una campagna condotta dai servizi della Commissione su X e stiamo attualmente conducendo una revisione approfondita di questa campagna", ha detto un portavoce dell'esecutivo europeo durante un briefing con la stampa.

"In qualità di autorità di regolamentazione, la Commissione ha la responsabilità di adottare misure per garantire il rispetto delle norme imposte alle piattaforme", ha detto il portavoce tentando di spegnere la polemica. "Posso garantire che forniamo indicazioni regolarmente aggiornate per permettere ai nostri social media manager di avere familiarità con le nuove regole e per farle applicare agli appaltatori esterni", ha affermato.

Secondo Felix Mikolasch, avvocato specializzato in protezione dei dati presso la Noyb, "l'illecito della Commissione europea, qualora confermato, non avrebbe alcuna base giuridica". "Nessuno è al di sopra della legge, e la Commissione europea non fa eccezione", ha tenuto a precisare.

L'organizzazione no-profit ha dichiarato che sta valutando anche la possibilità di presentare un reclamo analogo contro X per "aver consentito l'uso illegale di dati sensibili per il microtargeting politico".

Le informazioni nell'archivio di Meta indicherebbero che annunci mirati simili pubblicati dalla DG Home su Facebook e Instagram in ceco, italiano e portoghese sono stati tolti nel giugno 2022 perché la Commissione non aveva incluso la necessaria clausola di esclusione della responsabilità richiesta quando si pubblicano annunci relativi a questioni sociali o politiche.

Secondo Noyb la Commissione ha anche utilizzato statistiche fuorvianti nel tentativo di influenzare l'opinione pubblica sulla sua nuova proposta di legge.

Un post su X rivolto ai maggiorenni nei Paesi Bassi ha affermato che il 95% degli olandesi sostiene che imbattersi in un contenuto pedopornografico online sia più grave del rispetto della privacy online, citando dati basati su recenti sondaggi d'opinione condotti dalla Commissione.

Ma Noyb sostiene che i messaggi utilizzati negli annunci sono "fuorvianti" in quanto non sottolineano gli effetti delle nuove norme proposte.

Il regolamento europeo presentato a maggio 2022 contrappone i sostenitori della privacy ai difensori dei diritti dei minori, uno quadro che si presenta spesso quando si impongono restrizioni alla libertà online.

La commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, ha ripetutamente rivendicato la responsabilità personale per il contenuto della proposta di legge della Commissione.
Il testo è attualmente all'esame del Parlamento europeo e del Consiglio dei ministri dell'Ue. Prevede l'utilizzo di tecnologie emergenti per rintracciare materiale pedopornografico (CSAM) e pratiche di adescamento di minori, dando alle autorità nazionali il potere di obbligare le compagnie del web a scansionare le comunicazioni degli utenti, compresi i messaggi criptati.

Le lobby per i diritti digitali paventano la nascita di un regime di sorveglianza di massa che segnerebbe la fine della privacy digitale.

La commissione Giustizia del Parlamento europeo ha annacquato la proposta originale della Commissione, chiedendo che le comunicazioni criptate siano protette e che la scansione dei contenuti digitali sia un'opzione "di ultima istanza" utilizzata solo in presenza di "ragionevoli motivi di sospetto".

Non è la prima volta che la X è stata tirata in ballo nella bagarre politica sulla proposta di regolamento. Johansson ha difeso la proposta di legge definendola necessaria per proteggere le vittime di crimini sessuali.

Il Garante europeo stesso ha criticato il testo in un parere adottato a luglio dello scorso anno, citando "serie preoccupazioni" riguardo alla potenziale violazione del diritto alla privacy e alla protezione dei dati personali. Ed è proprio su questa base che Noyb chiede al Garante di agire contro la Commissione, se necessario con sanzioni.

Fonte: Euronews 

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