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Pubblicata la relazione annuale della Commissione Europea sullo stato di applicazione del GDPR

Pubblicata la seconda relazione della Commissione Europea sullo stato di applicazione del regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) che permette di avere un quadro aggiornato delle varie situazioni, presenti nei vari paesi europei.

Questo prezioso documento, che la commissione europea pubblica ogni anno, permette di avere un quadro aggiornato delle varie situazioni, presenti nei vari paesi europei, in relazione all’attuazione del regolamento sulla protezione dei dati. Esistono ancora significative differenze tra i vari paesi.

Particolare attenzione viene prestata al meccanismo di cooperazione e coerenza, che permette di stabilire modalità armonizzate di applicazione del regolamento, nei vari paesi europei, soprattutto in presenza di trasferimenti transfrontalieri.

Questo scambio di informazioni tra vari paesi si è materializzato 2.400 volte nel corso del 2023. Su 1.500 progetti di decisione, 990 si sono tradotti in decisioni definitive valide in tutta l’Europa. Le autorità di protezione dei dati hanno presentato quasi 1.000 richieste di assistenza reciproca e 12.300 richieste di tipo informale.

Per quanto riguarda il meccanismo di coerenza, il comitato europeo ha adottato 190 pareri specifici.

Elevatissimo è il numero di reclami che vengono ricevuti ogni anno, oltre 100.000, ed essi vengono normalmente evasi in tempi variabili da uno a 12 mesi. Particolarmente rapida è la Danimarca, che in un mese è in grado di gestire un reclamo. Su 100.000 reclami, 20.000 sono stati risolti mediante composizione amichevole. In parallelo, le autorità nazionali hanno avviato oltre 20.000 indagini specifiche.

Le autorità di protezione dati hanno erogato inoltre 6680 sanzioni pecuniarie, per un importo totale di 4,2 miliardi di euro; l’importo complessivo più elevato è stato irrogato dall’autorità irlandese, per un totale di 2,8 miliardi di euro. È bene ricordare che questo importo non viene messo a bilancio dalle varie autorità nazionali, ma viene obbligatoriamente destinato a specifiche iniziative, come ad esempio iniziative di promozione della cultura nella protezione dei dati personali.

L’impegno richiesto alle autorità nazionali è dimostrato dal fatto che nell’arco di quattro anni tutte le autorità di protezione dei dati hanno beneficiato di un aumento di personale, che ha superato il 25% in 14 Stati membri.

Un’indagine specifica ha permesso di mettere in evidenza come il 72% dei cittadini europei intervistati abbia dichiarato di aver sentito parlare nel regolamento generale ed il 40% sa di che cosa si tratta.

Chi scrive si permette di ricordare come il primo presidente dell’autorità garante italiana, Stefano Rodotà, ebbe a dichiarare che, a suo avviso, sarebbero serviti almeno due ricambi generazionali, prima che il concetto di protezione dati personali entrasse nella sensibilità collettiva dei cittadini europei.

Di particolare interesse è l’applicazione delle indicazioni del regolamento per i trasferimenti internazionali fra vari titolari. L’attività delle varie autorità nazionali ha permesso di chiarire sempre meglio le condizioni, grazie alle quali questi trasferimenti possono essere effettuati.

Un ulteriore aiuto nasce dal fatto che i paesi, nei confronti dei quali è stata presa una decisione di adeguatezza, sono cresciuti, semplificando quindi i problemi di trasferimento dei dati fra l’unione europea e questi paesi.

Il documento si chiude con una serie di raccomandazioni, dirette alle autorità legislative, che permettono di rendere sempre più incisiva l’applicazione di questo regolamento e più agevole il rispetto le sue disposizioni.

Fonte: Punto Sicuro – di Adalberto Biasiotti

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