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Iscrizioni gratuite sui social in cambio dei dati personali degli utenti: contestata a Meta evasione Iva da 887 milioni di euro

La Procura di Milano ha notificato l’avviso di conclusione indagini preliminari per frode fiscale nei confronti dei rappresentanti legali Meta Platforms Ireland Limited, la divisione irlandese della società che controlla tra gli altri il social network Facebook, contestando le accuse di aver omesso la dichiarazione di oltre 3,9 miliardi di euro fra il 2015 e il 2021 e aver evaso l’Iva per oltre 887 milioni di euro.

Il peso finanziario dei dati personali - Per la prima volta in un’indagine si discute del peso finanziario e fiscale dei dati personali e non della privacy. L’indagine era stata avviata dalla procura europea, ma poi trasferita - nel febbraio 2023 - per competenza alla procura milanese. La presunta Iva non pagata da Meta riguarda, semplificando, le iscrizioni gratuite degli utenti sulle sue piattaforme Facebook o Instagram “in cambio” dei propri dati e della loro potenziale profilazione.

Iscrizioni che avvengono gratuitamente anche se l’utente in realtà paga una sorta di ’fee’, ossia mette a disposizione i propri dati personali con tanto di potenziale profilazione. Ed è proprio su questo scambio che Meta può trarre un profitto, il quale, in base a una impostazione giuridica e fiscale, deve essere tassato con l’applicazione dell’Iva.

Indagini avviate un anno fa - Le indagini avviate oltre un anno e mezzo fa dai pm Giovanni Polizzi e Cristian Barilli con il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano avrebbero verificato come il gruppo Meta, titolare dei social network Facebook e Instagram, «acquisisca e gestisca, per scopi commerciali, dati, informazioni personali e interazioni sulle piattaforme di ciascun iscritto» per «consentire agli utenti l’utilizzo» gratuito «del proprio software e dei correlati servizi digitali», fa sapere il Procuratore di Milano, Marcello Viola.

Un «rapporto», secondo gli investigatori, che andrebbe assoggettato a regimi Iva in quanto ricompreso nella «cornice normativa» della «operazione permutativa».

Evasione Iva per quasi 900 milioni - La «natura non gratuita dei servizi offerti di Meta», ma anzi «pagata» con i dati personali di ogni singolo utente, era già stata affermata «dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato», dal “Tar Lazio” e dal “Consiglio di Stato” fa sapere la Procura di Milano. Avrebbe inoltre trovato «riscontro» nelle «attività ispettive» della guardia di finanza, dell’Agenzia delle Entrate e infine dalle «risultanze» dell’indagine penale dimostrando la «convergenza sul punto» delle «diverse articolazioni dello Stato».

L’accusa che i pm muovono ai rappresentanti legali del colosso informatico di diritto irlandese è di omessa dichiarazione dell’Iva.

La posizione di Meta - «Abbiamo collaborato pienamente con le autorità rispetto ai nostri obblighi derivanti dalla legislazione europea e nazionale - fanno sapere dall’azienda - e continueremo a farlo. Prendiamo sul serio i nostri obblighi fiscali e paghiamo tutte le imposte richieste in ciascuno dei Paesi in cui operiamo. Siamo fortemente in disaccordo con l’idea che l’accesso da parte degli utenti alle piattaforme online debba essere soggetto al pagamento dell’IVA».

Fonte: Il Sole 24 Ore

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