Furto di dati personali sul web in aumento del 26,6% nonostante la pandemia
La pandemia non ferma il furto di dati personali sul web. L’Italia è al 6° posto assoluto tra i Paesi maggiormente colpiti. Secondo i dati emersi dalla prima edizione dell’Osservatorio Cyber realizzato da Crif, rispetto al primo semestre del 2019, i primi sei mesi del 2020 hanno fatto registrare un aumento del +26,6% degli utenti che hanno ricevuto un avviso di un attacco informatico ai danni dei loro dati personali. Le fasce di età maggiormente colpite dai furti di dati personali sono quelle tra 31 a 40 anni e tra 41 a 50 anni, con una quota di utenti allertati per fascia pari rispettivamente al 35,7% e al 33,5%, seguite da quella da 51 a 60 anni, con una quota del 30,2%.
Secondo quanto risulta dall’Osservatorio, nel primo semestre 2020 i dati personali che prevalentemente circolano sul dark web, e pertanto sono più vulnerabili, risultano essere gli indirizzi email individuali o aziendali, le password, gli username e i numeri di telefono: questi preziosi dati di contatto potrebbero essere utilizzati per cercare di compiere truffe, ad esempio attraverso phishing o smishing. Non mancano però scambi di dati con una valenza finanziaria, come carte di credito e iban.
Risulta ancora più interessante osservare le combinazioni principali tra i dati intercettati sul web: quasi sempre le email sono associate ad una password (99,6% dei casi), così come insieme al numero di telefono e alle username appaiono molto spesso le password (rispettivamente 99,2% e 89,8%).
Relativamente ai dati delle carte di credito, molto frequentemente oltre al numero sono presenti anche cvv e data di scadenza (nel 91,4% dei casi) ma nell’11,3% dei casi si ritrovano anche il nome e cognome del titolare.
La maggior parte degli account sottratti nel primo semestre 2020 (il 73,2%, per la precisione) si riferisce ai siti di intrattenimento, soprattutto di giochi online e di streaming. Al secondo posto si piazzano quelli dei portali dedicati ai servizi finanziari (in particolare banking, piattaforme exchange di criptovalute o servizi di pagamento), con una quota del 18,7% del totale; questa tipologia risulta particolarmente pericolosa perché potrebbe comportare rilevanti perdite economiche per le vittime di furto, così come nel caso degli account di e-commerce, nei quali si verifica il 6,5% dei furti. L'1,6% dei furti rilevati è relativo agli account dei social media.
Infine, scorrendo la classifica dei Paesi maggiormente colpiti dal fenomeno del furto di email e password online, si osservano ai primi posti USA, Russia, Germania e Francia, seguiti dal Regno Unito e dall’Italia, che occupa il sesto posto assoluto.
Fonte:Italia Oggi del 12 novembre 2020