Approvato dall’ONU il primo trattato internazionale contro il cybercrime
L’ONU ha approvato all’unanimità il primo trattato internazionale contro la criminalità informatica, focalizzato su pornografia infantile e riciclaggio di denaro. Arrivano però critiche da attivisti per i diritti umani e aziende tecnologiche, preoccupati per le implicazioni sulla privacy e la sorveglianza globale.
L’8 agosto 2024, l’Onu ha approvato all’unanimità il primo trattato internazionale contro la criminalità informatica, chiamato “Convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità Informatica”. Questo trattato, che si concentra in particolare sulla lotta alla pornografia infantile online e al riciclaggio di denaro, rappresenta un importante passo avanti nella cooperazione internazionale. Non mancano, però, le critiche da parte di difensori dei diritti umani e grandi aziende tecnologiche, preoccupati per le possibili implicazioni sulla privacy e la sorveglianza globale. Ora il trattato attende l’approvazione finale dell’Assemblea Generale.
Il processo di negoziazione - La risoluzione arriva dopo tre anni di negoziati e una sessione finale di due settimane a New York. Il trattato, proposto dalla Russia nel 2017 e redatto da un comitato presieduto dall’Algerina Faouzia Boumaiza Mebarki, ha visto un acceso dibattito. L’Iran ha tentato di eliminare alcune clausole a tutela dei diritti umani, ma la sua proposta è stata respinta con 102 voti contrari, 23 favorevoli e 26 astensioni. La Russia ha criticato il trattato per l’eccessiva enfasi sui diritti umani, mentre gli Stati Uniti, pur inizialmente scettici, hanno infine sostenuto l’accordo. Nonostante le divergenze, nessun Paese ha bloccato l’approvazione. “Grazie mille, bravi tutti”, ha detto tra gli applausi Mebark.
I contenuti del trattato contro il cybercrime - Il trattato entrerà in vigore una volta ratificato da 40 Stati membri e ha l’obiettivo di “prevenire e combattere la criminalità informatica in modo più efficiente ed efficace”, concentrandosi in particolare sulla pornografia infantile e sul riciclaggio di denaro. Permetterà agli Stati membri di richiedere prove elettroniche e dati ai fornitori di servizi Internet di altri Paesi durante le indagini su reati punibili con almeno quattro anni di reclusione.
I difensori dei diritti umani protestano - Molti attivisti per i diritti umani hanno sollevato forti preoccupazioni riguardo al nuovo trattato. Deborah Brown di Human Rights Watch lo ha definito uno “strumento di sorveglianza multilaterale senza precedenti”, avvertendo che potrebbe essere utilizzato per reprimere giornalisti, attivisti e altre persone per motivi politici. Anche l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha condiviso riserve simili, esortando gli Stati a mantenere i diritti umani al centro della Convenzione.
Sebbene vi sia un consenso sulla necessità di combattere la pornografia infantile e lo sfruttamento sessuale dei minori, alcuni temono che il trattato possa portare alla criminalizzazione di comportamenti come i selfie intimi o le immagini scattate consensualmente da minori.
Ma anche le aziende tech si oppongono - Anche le principali aziende tecnologiche hanno espresso preoccupazioni. Nick Ashton-Hart, del Cybersecurity Tech Accord, ha criticato il trattato per non aver affrontato i difetti principali segnalati dalla società civile e dal settore privato. Le aziende tecnologiche temono che la nuova convenzione possa portare a un aumento della sorveglianza e a una compromissione della fiducia nelle tecnologie digitali.
“Sfortunatamente, (il comitato) ha adottato una convenzione senza affrontare molti dei principali difetti individuati dalla società civile, dal settore privato e persino dall’organismo delle Nazioni Unite per i diritti umani”, ha denunciato all’AFP Nick Ashton-Hart, che guidava la delegazione del Cybersecurity Tech Accord, riunendo più di 100 aziende del settore come Microsoft o Meta, “pensiamo che gli Stati non debbano firmare o applicare questa convenzione”.
Fonte: FIRSTonline