Riapertura delle scuole, genitori attenti alla privacy dei vostri figli quando postate le foto sui social!
Settembre è periodo di riapertura delle scuole, con l’entusiasmo - e la fatica, ammettiamolo pure - dei primi giorni tanto per gli studenti quanto per i genitori o coloro che li accompagnano a percorrere i primi passi di un nuovo anno scolastico.
In questa celebrazione è dunque naturale che si possa essere colti dall’entusiasmo o dalla volontà di voler raccogliere ed immortalare alcuni momenti con delle foto o dei video. Ma un’eccessiva leggerezza a riguardo può facilmente compromettere la privacy e la sicurezza dei minori nel momento in cui tali contenuti vengono diffusi online.
Questo può avvenire in modo permanente come, ad esempio, con il caricamento in un album Facebook o in un post Instagram, o altrimenti in modo temporaneo attraverso uno stato di WhatsApp o Telegram, o altrimenti una storia di Tiktok o Instagram.
Anche il carattere temporaneo della diffusione può però consentire potenzialmente a chiunque di salvare tale contenuto, facendo uno screenshot o registrando lo schermo del telefono. E nel caso di contenuti caricati sui social, è possibile che gli stessi vengano scaricati e ridiffusi anche al di fuori della cerchia ideale di destinatari (ovverosia: i propri contatti diretti o di primo livello).
In ogni caso, lo scenario che si realizza è dunque la sostanziale perdita di controllo del contenuto che viene diffuso e di tutte le informazioni correlate, che comprendono non solo l’immagine del minore ma anche tutte le informazioni che possono essere indirettamente dedotte da quei contenuti caricati.
Il Garante ha già allertato più volte sui rischi dello sharenting ha posto l’enfasi sulla precostituzione dell’identità online del minore e la compressione della sua autonomia nella definizione del sé. La quale rientra nel novero di quei diritti inviolabili richiamati dall’art. 2 della Costituzione ed è insita all’interno della moderna concezione della privacy as autonomy. È bene notare che esistono anche dei rischi di sicurezza significativi, dal momento che le informazioni che è possibile trarre da alcune foto o video possono anche riguardare le abitudini di vita, luoghi frequentati e attività svolte dal minore. E queste, nel momento in cui entrano nella sfera di conoscenza dei criminali, possono rivelarsi delle vere e proprie armi tanto nei confronti delle famiglie che del minore stesso.
Ma i genitori o chi esercita ruoli di responsabilità nei confronti dei minori sono consapevoli di tali rischi e pericoli?
Se i soggetti chiamati per primi a tutelare e proteggere i minori non conoscono i limiti d’impiego di uno strumento come lo smartphone o un’applicazione, o anche i pericoli che possono derivare dalla diffusione di determinate informazioni, ecco che si realizza una forma ancor più grave della citata perdita di controllo. E le conseguenze sono l’esposizione a rischi che ben si sarebbero potuti evitare adottando comportamenti prudenti e consapevoli.
Doveroso notare infine che i picchi di diffusione di foto online dei minori all’interno dei social network in occasione di eventi quali vacanze estive, festività o riapertura scolastica è anche l’effetto di consigli relativi a strategie di personal branding da parte di SMM o agenzie. Questi soggetti dovrebbero essere attenzionati da un’azione dedicata di informativa e di sensibilizzazione riguardante lo sharenting, per elaborare la proposta di comunicazioni social alternative altrettanto efficaci ma a maggiore protezione dei minori. Azione che non spetta però solamente all’autorità di controllo ma che deve essere condotta dal Data Protection Officer nei casi in cui questi sia stato designato dall’organizzazione.
In assenza, il rischio è che saranno proprio i personaggi pubblici o i professionisti (principali protagonisti delle campagne di personal branding) a fornire un cattivo esempio ai cittadini, frustrando così l’efficace diffusione di una cultura di educazione digitale in questo delicatissimo ambito.