Sharenting: dal Garante i consigli per salvaguardare la privacy dei propri figli sui social network
Con il termine “sharenting” si intende il fenomeno della condivisione online costante da parte dei genitori di contenuti che riguardano i propri figli/e (foto, video, ecografie, storie). Il neologismo, coniato negli Stati Uniti, deriva dalle le parole inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità). La gioia di un momento da condividere, pubblicando l'immagine dei propri figli, è un'emozione comprensibile, ma allo stesso tempo è necessario chiedersi se ci sono rischi nell’eccessiva e costante sovraesposizione online.
Lo sharenting è un fenomeno da tempo all’attenzione del Garante della Privacy, soprattutto per i rischi che comporta sull’identità digitale del minore e quindi sulla corretta formazione della sua personalità. La diffusione non condivisa di immagini rischia inoltre di creare tensioni anche importanti nel rapporto tra genitori e figli.
È dunque necessario che gli adulti siano consapevoli dei pregiudizi a cui sottopongono i minori con l’esposizione in rete (e quindi tendenzialmente per sempre) delle foto dei figli, anche in termini di utilizzo delle immagini a fini pedopornografici, ritorsivi o comunque impropri da parte di terzi.
Per questo, già dalla Relazione annuale 2021, l’Autorità per la protezione dei dati personali ha proposto di estendere a questi casi la particolare tutela assicurata dal Garante sul terreno del cyberbullismo.
È bene riflettere sul fatto che postare foto e video di diversi momenti della vita dei minori, magari accompagnati da informazioni tra cui l'indicazione del nome o l'età o il luogo in cui è stato ripreso, contribuisce a definire l’immagine e la reputazione online.
Ciò che viene pubblicato on line o condiviso nelle chat di messaggistica rischia di non essere più nel nostro controllo e questo vale maggiormente nel caso dei minori. Quando qualcosa appare su uno schermo, non solo può essere catturato e riutilizzato a nostra insaputa da chiunque per scopi impropri o per attività illecite, ma contiene più informazioni di quanto pensiamo, come ad esempio i dati di geolocalizzazione.
I genitori coscienziosi farebbero quindi bene e chiedersi sempre se i loro figli in futuro potrebbero non essere contenti di ritrovare loro immagini a disposizione di tutti o non essere d’accordo con l’immagine di sé stessi che gli viene costruita.
È bene essere consapevoli che con lo sharenting, i genitori stanno fornendo dettagli sulla vita dei loro figli, che potrebbero anche influenzare la loro personalità e la loro dimensione relazionale in futuro.
Se proprio si decide di pubblicare immagini dei propri figli, può essere utile provare almeno a seguire alcune accortezze fornite dallo stesso Garante della Privacy, come rendere irriconoscibile il viso del minore (ad esempio, utilizzando programmi di grafica per "pixellare" i volti, disponibili anche gratuitamente online), coprire semplicemente i volti con una “faccina” emoticon, limitare le impostazioni di visibilità delle immagini sui social network solo alle persone che si conoscono o che siano affidabili e non le condividano senza permesso nel caso di invio su programma di messagistica istantanea, evitare la creazione di un account social dedicato al minore, e leggere e comprendere le informative sulla privacy dei social network su cui si intende caricare le fotografie.
Fonte: Garante Privacy