Viola l’obbligo di segretezza l'impiegato che in un «gruppo chiuso» su Facebook rivela dati sanitari del cliente
Al dipendente di un ufficio postale è costato la sanzione disciplinare della sospensione dal lavoro senza retribuzione lo sfogo sui social network con cui ha rivelato dati sanitari dei quali è vietata la diffusione non autorizzata in base al Regolamento Ue 2016/679, Gdpr. Il Tribunale di Rovigo, con la sentenza 85 del 20 aprile 2021, ha confermato la legittimità della sanzione, solo rideterminata in due giorni al posto dei cinque disposti dall’azienda.
Nel dettaglio, il dipendente, per rispondere alla critica di una cliente che su un gruppo chiuso su Facebook lo accusava di essere stato «brusco e sgarbato», aveva rivelato che il padre della donna aveva violato la quarantena per andare alla posta, mentre il genero si trovava in ospedale.
Per il Tribunale i gruppi su Facebook non sono privati ma pubblici, visto che i contenuti possono essere letti anche dagli utenti esterni che chiedano di entrare nel gruppo. La condotta dell’addetto allo sportello che viola l’obbligo di segretezza è quindi idonea a ledere gli obblighi di fedeltà e di diligenza, dettati dagli articoli 2104 e 2105 del Codice civile.
Fonte: Il Sole 24 Ore del 9 agosto 2021