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Visualizza articoli per tag: diritto d'accesso

La banca ha pochi segreti per il suo cliente. L'utente ha sempre diritto di conoscere la data e le ragioni per cui i suoi dati personali sono stati consultati dal personale dell'istituto di credito. Ciò in applicazione del diritto all'accesso previsto dall'art. 15 del Gdpr (regolamento Ue sulla privacy 2016/679). Peraltro questo diritto non permette di sapere i nomi delle singole persone che hanno consultato i dati, a meno che ciò non sia indispensabile per l'esercizio dei propri diritti. Così la Corte di Giustizia Ue, sentenza 22/6/2023 resa nella causa C-579/21.

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Il lavoratore ha sempre diritto di accedere ai propri dati conservati dal datore di lavoro. È quanto ha ribadito il Garante privacy accogliendo il reclamo presentato da una donna che aveva chiesto, alla banca di cui era stata dipendente, di accedere al suo fascicolo personale per conoscere quali informazioni potevano aver dato origine ad una sanzione disciplinare.

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Tutela delle fonti confidenziali (esposti e denunce); privacy superabile solo con una dettagliata motivazione sulle prevalenti esigenze difensive e istituzione di un registro degli accessi. Sono gli aspetti di maggiore rilievo del nuovo regolamento sull'accesso e sulla trasparenza varato dall'Inail, Istituto nazionale assicurazioni infortuni sul lavoro, con determina del presidente n. 149 del 22 marzo 2018.

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Il contenzioso formato da procedimenti riguardanti l'annullamento dell'elezione di alcuni consiglieri supporta l'interesse dell'avvocato ad ottenere dal Cnf: i documenti relativi ai compensi percepiti, di qualsiasi natura, connessi all'assunzione della carica di componente del Consiglio Nazionale Forense; gli importi di viaggio di servizio e missioni pagati con fondi del Cnf o delle Fondazioni ad esso collegate; i dati relativi alla assunzione di altre cariche, all'interno del Cnf, delle Fondazioni ad esso collegate o presso altri enti pubblici o privati, ed i relativi compensi a qualsiasi titolo corrisposti dal Cnf.

La Corte di Cassazione ha statuito che gli eredi a cui sia negato il diritto di accesso ai dati personali riferibili al terzo beneficiario di una polizza vita possano adire le vie legali ottenendone l’ostensione. In parole povere, la riservatezza dei dati personali deve cedere il passo rispetto all’esercizio di difesa in giudizio.  In linea di principio, non si può che convenire con quanto statuito dalla Corte di Cassazione nella sentenza 13 dicembre 2021 n. 39531.Osservazioni di natura critica, però, riguardano lo strumento che secondo la Corte sarebbe disponibile agli eredi per tutelare i propri diritti in giudizio.

Attenzione a chiedere la carta d’identità all’interessato che desidera esercitare il diritto di accesso ai suoi dati personali, perché una prassi del genere potrebbe violare la privacy della persona e costare cara alla vostra azienda. È questo il caso di una società editoriale che esigeva copia del documento d’identità in formato digitale, e per questo si è vista infliggere una sanzione di oltre mezzo milione di euro.

La scuola, quando riceve una istanza di accesso agli atti, formulata ai sensi della legge 241/1990, deve mandarne una copia ai controinteressati (come previsto per legge), ma deve oscurare i dati eccessivi sul conto del richiedente.

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Le immagini registrate e conservate in sistemi di videosorveglianza urbana rientrano nella nozione di ‘documento amministrativo' per cui possono formare oggetto di accesso da parte dei cittadini ma la loro ostensione deve esser contemperata con gli interessi alla riservatezza e alla tutela dei dati personali di soggetti terzi. È questo, in sintesi, il principio espresso dalla recente decisione del TAR della Campania (Sezione Sesta, 2/5/2023 n. 2608) che si impone all'attenzione non tanto per lo specifico e peculiare problema affrontato e risolto ma soprattutto perché affronta una questione di portata generale assai attuale, considerato il sempre più diffuso utilizzo da parte delle pubbliche amministrazioni di sistemi di videosorveglianza per esigenze di sicurezza pubblica:

L’ordinanza ingiunzione nei confronti di Deutsche Bank S.p.A. del 16 giugno 2022 offre la possibilità di analizzare nuovamente una tema che Titolare e Responsabile del Trattamento non devono sottovalutare: il riscontro alle istanze di esercizio dei diritti.

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Da un lato la tutela alla riservatezza del dato del singolo condomino che non ha interesse che le notizie che lo riguardino e di cui entra in possesso l'amministratore vengano comunicate a terzi soggetti, dall'altro l'articolo 1129 n. 9 Codice Civile, il quale prevede l’obbligo in capo all’amministratore di «fornire al condomino che ne faccia richiesta attestazione relativa allo stato dei pagamenti degli oneri condominiali e delle eventuali liti in corso». Occorre quindi effettuare un bilanciamento dei singoli interessi contrapposti e, per capire se prevale l’uno o l’altro e poter comprendere se e quali dati possono essere comunicati agli altri condòmini tra quelli riportati nel registro anagrafe, occorre ricercare anche nei provvedimenti specifici adottati dal Garante privacy.

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