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La Commissione europea e la rete delle autorità nazionali per i consumatori hanno inviato una lettera a WhatsApp per chiedere all'azienda di chiarire le modifiche apportate nel 2021 ai suoi termini di servizio e alla politica sulla privacy e garantire la loro conformità al diritto Ue sulla protezione dei consumatori.

La Corte di giustizia dell'Unione europea ha respinto come inammissibile un'azione intentata da WhatsApp contro la decisione vincolante dello European Data Protection Board assunta ai sensi dell’art. 65 del Regolamento UE 2016/679 che lo scorso anno aveva portato alla sanzione da 225 milioni di euro per la nota piattaforma di microchat.

Mail contenenti i dati personali dei clienti inviate per sbaglio ad altri clienti, invio errato di sms di addebito per bonifici mai effettuati, spedizione di documenti bancari tramite WhatsApp ai destinatari sbagliati, spedizione ripetuta di messaggi pubblicitari nonostante l’opposizione dei clienti, procedure interne che finiscono per ostacolare l’esercizio dei diritti, e pure la profilazione senza consenso degli utenti dell’home banking per analizzare quanto usavano la stampante per riprodurre gli estratti conto. Questi sono alcuni dei motivi che hanno generato le più recenti sanzioni inflitte dalle autorità per la protezione dei dati personali agli istituti bancari.

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La Cassazione con l'ordinanza del 12 maggio 2023, n. 13121 ha ribadito un principio consolidato cioè, che in tema di separazione, grava sulla parte che richieda , per l'inosservanza dell'obbligo di fedeltà, l'addebito della separazione all'altro coniuge, l'onere di provare la relativa condotta e la sua efficacia causale nel rendere intollerabile la prosecuzione della convivenza , mentre è onere di chi eccepisce l'inefficacia dei fatti posti a fondamento della domanda, e quindi dell'infedeltà nella determinazione dell'intollerabilità della convivenza , provare le circostanze su cui l'eccezione si fonda , vale a dire l'anteriorità della crisi matrimoniale all'accertata infedeltà.

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L’utilizzo di una chat su whatsapp tra colleghi di lavoro per veicolare messaggi vocali di contenuto offensivo, minatorio e razzista nei confronti di un superiore gerarchico e di altri dipendenti non ha contenuto diffamatorio, non costituisce violazione dell’obbligo di fedeltà e non ha, in definitiva, portata rilevante sul piano disciplinare.

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WhatsApp è lo strumento di comunicazione che va ormai per la maggiore tra i professionisti del settore sanitario, utilizzato dall'84,3% dei medici, mentre solo il 14,5% di essi usa Telegram o Messenger. I tradizionali sms vengono invece usati dal 50,9% dei dottori.

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L’autorità della concorrenza e del mercato dell’India (Competition Commission of India) ha ordinato a WhatsApp di cessare la condivisione dei dati degli utenti con altre società di Meta per finalità pubblicitarie per cinque anni, imponendo anche una multa di 25,4 milioni di dollari per violazioni antitrust relative alla controversa vicenda sulla privacy policy di WhatsApp.

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Gli esperti del forum di cybersecurity Red Hot Cyber hanno trovato diversi milioni di numeri di telefono e account Whatsapp di utenti italiani in vendita nel Dark Web sul noto forum underground BreachForums. Chi entra in possesso di un database delle utenze di WhatsApp con il nostro nome e cognome e numero di telefono nella maggior parte dei casi non avrà così difficoltà a reperire informazioni aggiuntive sui nostri profili social, e potrebbe ingannarci facilmente.

Il Codice Penale punisce con arresto o ammenda chiunque in un luogo pubblico o aperto al pubblico ovvero col mezzo del telefono, per "petulanza" o per altro biasimevole motivo reca molestia o disturbo al prossimo. Secondo la Corte di Cassazione non è condivisibile la tesi secondo cui, a differenza della comunicazione fatta con il mezzo del telefono, la messaggistica telematica non presenta carattere invasivo, ben potendo il destinatario di messaggi non desiderati, evitarne la ricezione semplicemente escludendo o "bloccando" il contatto sgradito.

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Dopo le sanzioni per 390 milioni di euro inflitte a Meta nei primissimi giorni dell’anno per le violazioni del GDPR commesse da Facebook e Instagram, ora l’autorità irlandese per la protezione dei dati torna a bacchettare le società di Mark Zuckerberg con una multa di 5,5 milioni di euro a WhatsApp.

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