Vittorio Lombardi
Avvocato civilista del foro di Cosenza, Privacy Officer e Consulente della Privacy certificato TÜV Italia, membro del Consiglio Direttivo di Federprivacy. Web: www.studioavvlombardi.it
Caso sospetto di Covid-19 in condominio, le informazioni che l’amministratore può fornire e comunicare
Prima di affrontare la questione in un’ottica prettamente giuridica, preme sottolineare come, la coscienza e il buon senso di ciascuno di noi, ci deve guidare nella situazione tragica di pandemia che stiamo vivendo, senza dimenticare che dall’amministratore, al semplice condomino, si sta pur sempre parlando di una persona che ha diritto alla salute, bene che oggi più che mai deve essere tutelato.Qualora si verifichi un caso di contagio da Covid-19 all’interno di un condominio, è opportuno far chiarezza, analizzando tutte le norme sottese al caso, su quali siano gli adempimenti e gli obblighi dell’amministratore.
Quali sono i principali obblighi e adempimenti per le amministrazioni condominio alla luce del Gdpr?
La materia condominiale, innovata con l’entrata in vigore della L. 220/2012 e già largamente definita sugli aspetti della privacy dei condomini nel 2003 dal Codice Privacy (ora riformato dal D.lgs. n.101/2018), deve necessariamente essere adeguata alle nuove disposizioni del GDPR.
Diffamazione online, il solo cognome può non essere "individualizzante", ma l'effetto lesivo aumenta
Pochi giorni addietro, la Corte di Cassazione con la sentenza n. 4498 depositata in cancelleria il 14 febbraio 2019, ha ribaltato il principio ormai consolidato per cui, in tema di diffamazione a mezzo stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, è configurabile il reato anche in assenza di esplicite indicazioni nominative e quando i soggetti siano individuabili tramite riferimenti alle attività svolte.
Cassazione: giornalista condannato per aver diffamato online un imprenditore
Con la Sentenza n. 3516/2019, la Corte di Cassazione ha affrontato la delicata materia della diffamazione tramite web per la propalazione di contenuti informativi non provati veritieri e potenzialmente lesivi per i soggetti coinvolti. Nel caso in esame, un giornalista aveva accusato il titolare di una società che gestisce il servizio traghetti per l'attraversamento dello stretto di Messina di essersi arricchito alle spalle dei cittadini con tariffe equiparabili ad un “pizzo” e di avere istituito un "cartello colombiano”.