App di previsioni meteo, privacy più tutelata su Weather Channel: il tribunale vieta la condivisione di dati personali degli utenti
Il giudice Mike Feuer, della Corte Suprema della California, ha imposto alla app “The Weather Channel” (e ad IBM Corporation che l’ha comprata nel 2015 per due miliardi di dollari) di porre fine all’acquisizione di informazioni degli utilizzatori e soprattutto alla condivisione di tali dati con soggetti terzi senza avvertire gli interessati.
La “app” (probabilmente “giustificata” dall’obiettivo di fornire un servizio di previsioni meteo estremamente “sartoriale” e quindi cucito a misura sugli utenti) in passato ha eseguito un controllo 24 su 24 della vita di chi la ha installata, tracciandone ogni spostamento per lavoro o per esigenze personali e presumibilmente incrociandoli con quelli di altri individui così da ricavare frequentazioni o semplicemente coincidenze di ripetute presenze contestuali nello stesso luogo di più soggetti.
TWC e IBM avevano provveduto a rivedere le dinamiche di trattamento dei dati già all’apertura del procedimento, ma adesso le condizioni sono state formalizzate dallo stesso giudice Feuer che in conferenza stampa ha con soddisfazione dichiarato che “gli utenti ora sapranno chiaramente che hanno la possibilità di scegliere se e come fornire l’accesso alle loro posizioni”.
Utilizzata da oltre 50 milioni di persone, la app è stata “sotto osservazione” dal 3 gennaio 2019 e in questo periodo – secondo il magistrato – l’80 per cento degli utenti ha accettato di consentire l’accesso ai propri dati sulla posizione perché le spiegazioni sul loro utilizzo erano in una “policy” di oltre 10.000 parole che non era stata presentata al momento dell’installazione e che per la sua mole non è stata letta quasi da nessuno.
IBM (nonostante l’accordo non lo prevedesse) ha ritenuto di fare alla Contea di Los Angeles una donazione di apparecchiature tecnologiche per un valore di un milione di dollari, mettendo spontaneamente a disposizione risorse utili per contrastare – con l’archiviazione e l’elaborazione di dati – la pandemia di COVID-19.
di Umberto Rapetto (Fonte: Infosec.news)