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Una civiltà digitale che oggi non tiene conto dei diritti privacy dei cittadini svantaggiati rischia di condannare al fallimento lo sviluppo tecnologico futuro

Una civiltà digitale che oggi non tiene conto dei diritti privacy dei cittadini svantaggiati rischia di condannare al fallimento lo sviluppo tecnologico futuro

L’ampia analisi condotta da Federprivacy sui rapporti tra i siti web e la tutela dei diritti privacy nel mondo digitale merita di essere considerata con la massima attenzione. Essa è tutta incentrata sulle misure adottate da un corposo e molto articolato insieme di siti web in ordine al dovere dei titolari di trattamenti di dati personali di assicurare agli interessati una adeguata informativa privacy, completa di tutti i riferimenti normativi. Una informativa che, sia nel quadro del GDPR che degli altri documenti e Regolamenti della UE, deve essere facilmente accessibile e comprensibile da tutti i destinatari, e cioè almeno da parte di tutti gli interessati.

Innalzare a 16 anni l’età minima per prestare il consenso al trattamento dei dati personali online

Innalzare a 16 anni l’età minima per prestare il consenso al trattamento dei dati personali online

Alzare la maggiore età digitale a 16 anni (dagli attuali 14); social e app costrette a verifiche effettive dell'età di chi li usa; estendere ai baby influencer le tutele del lavoro minorile; proteggere i minori da genitori e parenti, troppo social, che spiattellano foto sulla rete. Questo il poker di proposte formulate dall'Agia, Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, Carla Garlatti, che ha scritto al Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, per segnalare le questioni da affrontare con urgenza.

Il Digital Services Act e gli impatti in materia di privacy

Il Digital Services Act e gli impatti in materia di privacy

Come noto recentemente è stato approvato dal Parlamento Europeo il regolamento sui servizi digitali (Digital Services Act) che rappresenta una delle misure chiave nell'ambito della Strategia europea per il digitale. In linea con quanto preannunciato dalla Commissione europea nella Comunicazione "Plasmare il futuro digitale dell'Europa", l'iniziativa è stata presentata simultaneamente alla cosiddetta legge sui mercati digitali (DMA) nell'ottica di una revisione complessiva del corpus regolativo di matrice europea, che mira, da un lato, ad accrescere e armonizzare le responsabilità delle piattaforme online e dei fornitori di servizi d'informazione, rafforzando anche il controllo sulle politiche di contenuto delle piattaforme nell'UE, e, dall'altro, a introdurre regole per assicurare l'equità e la contendibilità dei mercati digitali.

Il principio di ‘comply or explain’ applicato alla protezione dei dati personali

Il principio di ‘comply or explain’ applicato alla protezione dei dati personali

Il principio di “comply or explain” (in italiano “soddisfa o spiega”) è un elemento centrale della maggior parte dei regolamenti aziendali, in particolare di matrice anglosassone. È una soluzione estremamente valida per evitare un approccio rigido e fine a se stesso alle regole aziendali, promuovendo al contempo la responsabilizzazione dei collaboratori aziendali a tutti i livelli.

Controlli a distanza e sanzioni attraverso super-occhiali indossati dai vigili urbani: anticipazione di problemi cruciali anche del Metaverso?

Controlli a distanza e sanzioni attraverso super-occhiali indossati dai vigili urbani: anticipazione di problemi cruciali anche del Metaverso?

Su Repubblica, redazione di Firenze del 10 novembre si annuncia che il Comune di Arezzo, in cooperazione col gruppo Lab Consulence, intende sperimentare attraverso la sua polizia municipale un progetto che prevede l’uso di occhiali speciali in dotazione agli agenti addetti alla vigilanza sul traffico che consentono la proiezione sul visore degli agenti di dati relativi al comportamento di conduttori di veicoli che operano nel raggio di azione degli occhiali stessi. L’agente che controlla può, ricevuta l’immagine, decidere immediatamente se è stata o no commessa una infrazione che giustifichi la sanzione, attivando contemporaneamente anche gli strumenti a sua disposizione.

La 'Stele di Rosetta' della privacy per evitare l’isolamento di DPO e Privacy Officer in azienda

La 'Stele di Rosetta' della privacy per evitare l’isolamento di DPO e Privacy Officer in azienda

Tra i problemi che giornalmente all’interno delle aziende gli “addetti alla privacy” (DPO, Privacy Officer e consulenti), devono affrontare e risolvere, ci sono sistematiche incomprensioni, divergenze e disaccordi con i “non addetti alla privacy”. Capita, infatti, che talvolta detti professionisti, quando forniscono le giuste indicazioni ed istruzioni per risolvere problemi organizzativi o contrattuali, vengano inopinatamente osteggiati da colleghi o clienti che non comprendono la fondatezza, la validità e l’utilità di tali istruzioni/indicazioni.

Il presidente di Federprivacy a Report Rai 3

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