NEWS

Confidential computing: la nuova frontiera della sicurezza di dati e privacy

L’avvento dell’intelligenza artificiale e dell’Internet of Things ha posto la questione dei dati in una posizione di estrema priorità. Data la massiva raccolta di dati che avviene ogni giorno attraverso i dispositivi che utilizziamo quotidianamente, la sicurezza e la privacy sono diventate tematiche sempre più considerate; soprattutto dopo le numerose fughe di dati avvenute dai social networks come Meta e Clubhouse.

La tecnologia che mette in sicurezza i dati mentre sono in uso, potrebbe essere la rivoluzione copernicana del settore cloud computing.

Per questo motivo, nomi noti come Brent Hollingsworth di Amd, Vint Cerf di Google e Anil Rao di Intel, si sono ritrovati in una tavola rotonda per discutere di confidential computing, un insieme di tecnologie che secondo i tre esperti potrebbero costituire una rivoluzione copernicana all’interno del settore del cloud computing.

Ormai, la parola “cifratura” è diventata sempre più di uso comune per definire le comunicazioni via chat end-to-end dove i messaggi possono essere letti solo dai soggetti interessati. Questa tecnologia però, nonostante non permetta la lettura dei messaggi neanche a chi gestisce i server, presenta ancora delle falle poiché lascia uno spiraglio aperto ad attacchi più o meno sofisticati come la malware injection o lo scraping di memorie. “Il confidential computing, a differenza della cifratura end-to-end – spiega Anil Rao – consiste in un ecosistema di soluzioni tecnologiche emergenti che permettono di mettere in sicurezza i dati mentre sono in uso. Per farlo viene creato un ambiente di esecuzione fidato (trusted execution environment) in cui vengono eseguiti i processi. Una soluzione simile a quella sperimentata dalle Nazioni Unite per le proprie analisi statistiche.

Come in ogni innovazione, questa soluzione diventerà sempre più efficace con la diffusione della stessa nei diversi contesti. Secondo i tre esperti, questa tecnologia potrebbe diventare la normalità entro cinque anni. Inoltre, secondo Rao, il confidential computing potrebbe aprire le porte anche a nuove forme di collaborazione tra istituzioni o aziende: “A volte si pensa alla sicurezza come a un male necessario, ma in questo caso non è così. Il confidential computing, infatti, fornisce un vantaggio tangibile in quanto permette a più parti di unire le proprie infrastrutture e i propri dati, collaborando senza sacrificare niente sulla sicurezza.”

A beneficiare di questa tecnologia saranno principalmente industrie e settori più regolamentati come la sanità, i servizi finanziari e altre strutture critiche. “Penso, per esempio, ai data center governativi in zone vicine ai confini contesi – spiega Hollingsworth – ma anche alle università che hanno in gestione supercomputer a cui possono accedere studenti privilegiati nell’utilizzo di queste macchine.”

Fonte: Millionarie

Note Autore

Federprivacy Federprivacy

Federprivacy è la principale associazione di riferimento in Italia dei professionisti della privacy e della protezione dei dati personali, iscritta presso il Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi della Legge 4/2013. Email: [email protected] 

Prev I controlli della Norma ISO 27001:2022 sul ciclo di vita dell’autorizzato al trattamento dei dati personali
Next Cyberwarfare e Cybersecurity: le due facce della stessa medaglia

Il presidente di Federprivacy al TG1 Rai

Mappa dell'Italia Puglia Molise Campania Abruzzo Marche Lazio Umbria Basilicata Toscana Emilia Romagna Calabria

Rimani aggiornato gratuitamente con la nostra newsletter settimanale
Ho letto l'Informativa Privacy