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‘Siri ascoltava le conversazioni senza permesso’: Apple sborsa 95 milioni di dollari per chiudere una causa per violazione privacy

La class action portata avanti da alcuni utenti americani accusava Apple di registrare le conversazioni private degli utenti quando attivavano Siri per sbaglio e di condividere quei dati con inserzionisti terzi.

La cifra stabilita equivale circa a nove ore di profitto per Apple: briciole. Ma non sono i soldi in questo caso ad essere indicativi quanto la decisione di pagarli. La società di Cupertino, riporta Reuters, ha accettato di patteggiare e di versare 95 milioni di dollari per chiudere una class action - un'azione legale collettiva portata avanti da un gruppo di consumatori - dove si denunciava la violazione della privacy degli utenti da parte di Siri, l'assistente virtuale integrato sui dispositivi dell'azienda. L'accordo preliminare è stato depositato alla corte federale della California, a Oakland: manca solo l'approvazione del giudice distrettuale Jeffrey White.

A qualunque utilizzatore di iPhone - o perlomeno alla maggior parte - sarà capitato di attivare inavvertitamente Siri. L'assistente inizia ad ascoltarci quando pronunciamo le parole «Ehi Siri», ma può succedere che si accenda anche se ci sente dire qualcosa che suona in modo simile.

Secondo coloro che hanno voluto e depositato la class action, Apple avrebbe comunque registrato le conversazioni private che Siri ascoltava, senza averne l'autorizzazione, in questi episodi.

Non solo: l'aggravante è che avrebbe condiviso questi dati con parti terze, per scopi pubblicitari. Tra i querelanti c'è chi ha dichiarato di aver visto comparire sul suo telefono annunci di prodotti che aveva menzionato mentre Siri non avrebbe dovuto ascoltare. Scarpe Nike, ristoranti della catena Olive Garden ma anche trattamenti chirurgici di cui l'utente aveva parlato con il suo medico durante una visita (decisamente una conversazione privata). Da parte sua, nonostante abbia accettato il patteggiamento, Apple ha negato di aver commesso illeciti.

Gli utenti hanno denunciato la violazione della privacy da parte di Apple cinque anni fa, nel 2021. Contemporaneamente, è stato aperto un fronte legale anche nei confronti di Google per le stesse ragioni. L'assistente vocale qui in questione è Assistente Google e il caso non è ancora stato chiuso. Entrambe le società avevano negato le accuse: quelle contro Apple coprono un periodo di circa dieci anni, ovvero dal settembre 2014.

Nel caso di Siri, l'assistente vocale è arrivato sugli iPhone come app a sé stante nel 2011, con il modello 4S e il sistema operativo iOS 5. Ma è solo nel 2014 che arriva l'opzione che permette di attivarlo pronunciando la frase «Ehi Siri» e dunque senza premere nessun pulsante. E, di conseguenza, da questo momento iniziano i casi in cui conversazioni private vengono registrate senza permesso quando Siri si attiva erroneamente.

Secondo l'accordo preliminare di patteggiamento, Apple dovrà anche cancellare tutti i dati raccolti in modo illecito prima dell'ottobre 2019. Ciascuno dei querelanti - o in realtà tutti coloro che hanno notato di aver attivato Siri per sbaglio, e dunque a stima parliamo di decine di milioni di persone - potrà richiedere un risarcimento di venti dollari per ogni dispositivo Apple con Siri integrata che ha utilizzato tra il 2014 e il 2024.

Fonte: Il Corriere della Sera - di Michela Rovelli

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