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Il sesso per i giovani ai tempi dei social viaggia anche online, con invio di foto e video espliciti, senza pensare troppo alle conseguenze. Oggi il sexting viene praticato da più di un ragazzo su due, ed è un fenomeno dilagante: è quanto emerge dall’ultima indagine nazionale realizzata dal Laboratorio Adolescenza e dall'Istituto di ricerca Iard su un campione di 3.427 giovani tra i 13 e i 19 anni.

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E' un fenomeno preoccupante quello del "sexting", che consiste nell'invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite Internet o telefono cellulare. Specialmente quando riguarda i minori, chi lo pratica spesso incorre in gravi illeciti, anche di natura penale. Ad esempio, tempo fa un genitore che usava le foto del figlio adolescente per fare 'sexting' su Instagram era stato condannato per sostituzione di persona, mentre in un altro caso per un ragazzo che chiedeva selfie hot alla fidanzatina era scattato il reato di pedopornografia. In una più recente vicenda, un uomo inviava foto e messaggi assolutamente espliciti e scabrosi addirittura ad una bambina di dieci anni, e per questo è stato condannato per adescamento di minorenni (reato previsto dall'art. 609-undecies del Codice Penale).

Scatta il reato di pornografia minorile per chi induce con minacce l’ex fidanzata minorenne a farsi selfie erotici per poi inviarli ad un amico su Facebook. Lo ha stabilito la Corte di cassazione con la sentenza n. 39039 depositata lo scorso 28 agosto che stringe le maglie sul cosiddetto sexting, condannando il responsabile a tre anni di reclusione e al pagamento di 18mila euro di multa.

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Commette il reato di sostituzione di persona colui che, creando un falso profilo su Instagram e utilizzando nella sua immagine di profilo la foto di suo figlio adolescente, induce in errore la persona contattata via social, conducendo con la stessa una relazione a distanza, fatta di scambi di foto e richieste di compimento di atti sessuali. Questo è quanto emerge dalla sentenza del Tribunale di Trieste n. 681/2021.

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