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Umberto Rapetto

Ex Ufficiale della Guardia di Finanza, inventore e comandante del GAT (Nucleo Frodi Tecnologiche), giornalista, scrittore e docente universitario, ora startupper in HKAO. Noto come lo "Sceriffo del Web": un tipo inadatto ai compromessi. Fa parte del Comitato Scientifico di Federprivacy. Twitter @Umberto_Rapetto

Era stata definita come la “applicazione mobile gratuita italiana, realizzata dal Dipartimento per la trasformazione digitale, in collaborazione con PagoPA S.p.A. e diversi volontari che hanno collaborato allo sviluppo, con l’obiettivo di rendere i servizi delle pubbliche amministrazioni accessibili ai cittadini su un’unica piattaforma”. Oggi si scopre che la app “IO” spedisce i dati degli utenti a diverse piattaforme straniere (Google, Mixpanel e Instabug) alla faccia della privacy e soprattutto approfittando del naturale rapporto di fiducia che lega il buon cittadino alle iniziative che portano il cappello dello Stato.

Mafiosi d’oltreoceano, narcotrafficanti e banditi della peggior razza sono caduti in una trappola magistrale. L’aver messo in vendita sul mercato nero e nelle profondità di Internet un cellulare “perfetto” per non essere intercettati e che invece era una sofisticata microspia merita – a dir poco – una “standing ovation”. 4500 agenti in azione, 500 mandati di cattura, 224 persone arrestate con oltre 525 capi d’accusa, 104 armi e 3 tonnellate di droga sequestrate, 45 milioni di dollari confiscati, 8 omicidi già pianificati sventati, 33 nazioni coinvolte.

La fregatura al momento è riservata agli utenti americani, ma se l’esperimento dovesse mai “funzionare” c’è da aspettarsi che la soluzione arrivi anche da noi. Si chiama “Sidewalk” ed è la funzione che l’8 giugno verrà abilitata automaticamente sui dispositivi di Amazon rientranti nella gamma di prodotti in cui figurano Alexa, Echo, Ring Video Doorbells, Ring Floodlight Cams e Ring Spotlight Cams. A cosa serve? A condividere una parte della connessione WiFi con chi abita a fianco o – come dice il nome stesso dell’invenzione – si trova sul “marciapiede” antistante.

Ne “Il vecchio e il bambino” scritta da Guccini e interpretata anche da “I Nomadi” è indimenticabile il passaggio in cui il ragazzino si rivolge al progenitore (oggi forse, lo farebbe tristemente con “Alexa”) e dice “Mi piaccion le fiabe, raccontane altre”. Chi ha eguale (nel narrare o ascoltare, poco importa) romantica passione per le favole certamente non vede il fondatore di Facebook come un orco, ma – a guardar bene – non fa grossi sforzi per immaginarlo nei panni del pifferaio di Hamelin. Il signor Zuckerberg – sovrano pressoché indiscusso dell’universo dei social network – ha pianificato una serie di iniziative volte a garantire l’accesso ad Instagram (suo, come pure WhatsApp) anche ai minori di 13 anni, offrendo questa opportunità di svago pure a chi era stato legittimamente escluso dall’iscrizione ufficiale (non fa purtroppo testo chi “bara” o usa sotterfugi) perché ritenuto troppo giovane.

La comodità è figlia della pigrizia. Quest’ultima ha una discendenza pericolosa, tra cui spiccano le nipotine della messaggistica istantanea la più vivace delle quali è certo WhatsApp. Quest’ultima soluzione prende facilmente per mano chi lavora da remoto o semplicemente si trova fuori ufficio: è suadente e abbordabile anche per chi non ha competenze tecnologiche, è traditrice perché non offre nessuna garanzia di riservatezza.

Avevano detto che non era successo nulla. Qualche giornalista rasserenante aveva addirittura titolato “Attacco ransomware blocca Luxottica, ma la reazione è da manuale: ecco perché”. Impietosamente avevo preferito il mio “Luxottica pensi alla sicurezza dei suoi sistemi informatici invece che agli smart glasses”. 

Il giudice Mike Feuer, della Corte Suprema della California, ha imposto alla app “The Weather Channel” (e ad IBM Corporation che l’ha comprata nel 2015 per due miliardi di dollari) di porre fine all’acquisizione di informazioni degli utilizzatori e soprattutto alla condivisione di tali dati con soggetti terzi senza avvertire gli interessati.

Altro che ‘Apriti Sesamo”. La caverna digitale in cui sono custoditi i tesori degli assicuratori si è spalancata con “Admin Admin”.  Si potrebbe banalmente etichettare l’episodio come l’ennesima burla e non dare alcun peso al ulteriore dimostrazione di incapacità e di impreparazione nella gestione del patrimonio informatico anche da parte di chi certi rischi non può non conoscerli.

La comodità di fare operazioni bancarie attraverso “app” di “mobile banking” è indiscutibile. Il poter trasformare il proprio smartphone in uno sportello bancario è un sogno facilmente realizzabile. Nonostante così entusiasmanti premesse, il Federal Bureau of Investigation ha appena lanciato un’allerta legato al crescente utilizzo di “app” che facilitano il rapporto con il proprio istituto di credito e semplificano pagamenti e bonifici.

I sistemi informatici del San Raffaele di Milano sono stati depredati a seguito di un “databreach” verificatosi nel marzo scorso. La notizia dell’intrusione fraudolenta arriva dal gruppo italiano LulzSec, noto alle cronache per scorribande di vario genere e in tempi recenti protagonista di una plateale campagna di smascheramento di pedofili che scambiavano materiale di pornografia infantile tramite canali Telegram.

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