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No al ricorso anonimo, per la difesa necessario conoscere l’avversario

No al ricorso anonimo, per la difesa necessario conoscere l’avversario

Il conflitto tra la pubblicità degli atti giudiziari e la tutela di chi effettua segnalazioni alla magistratura trova un nuovo capitolo nella sentenza 15 febbraio 2022 n. 1808 del Tar Lazio che respinge un ricorso notificato in forma anonima. Per i giudici, nei processi ci deve essere parità delle armi e l’esigenza di anonimato di una parte non può impedire all’avversario di difendersi adeguatamente.

Insultare un politico su Facebook può configurare il reato di diffamazione aggravata

Insultare un politico su Facebook può configurare il reato di diffamazione aggravata

Commette il reato di diffamazione aggravata colui che condivide sul proprio profilo Facebook fotografie pubblicate sulla pagina ufficiale di un noto politico locale, commentandole con frasi palesemente offensive del suo onore e decoro e con espressioni poco gratificanti sulla sua attività politica e imprenditoriale. A dirlo è il Tribunale di Vicenza nella sentenza n. 863/2021, sottolineando la forza di diffusione del messaggio affidato ai social network, capace potenzialmente di raggiungere un numero indeterminato o comunque quantitativamente apprezzabile di persone, nonché la maggiore capacità lesiva dell'immagine in relazione al ruolo pubblico ricoperto dalla persona offesa.

Poker di rischi per il dipendente infedele che ruba i dati aziendali

Poker di rischi per il dipendente infedele che ruba i dati aziendali

Poker di rischi per il lavoratore che scippa dati aziendali. C'è il rischio civilistico, quello disciplinare, quello penalistico e quello per violazione della privacy. Proprio quest'ultimo fronte (violazione della privacy) mette anche il datore di lavoro con le spalle al muro, potendosi contestare ai suoi danni una condotta di data breach (violazione dei dati personali). Con il risultato, per il datore di lavoro, di essere, nel contempo, vittima e reo: vittima del dipendente infedele e reo per non aver saputo arginare una violazione della riservatezza. Ma vediamo, dunque, di tratteggiare il quadro delle responsabilità connesse alla indebita fuoruscita di dati dal perimetro aziendale.

Antiriciclaggio: via i nomi dei segnalanti dagli atti dell'indagine penale

Antiriciclaggio: via i nomi dei segnalanti dagli atti dell'indagine penale

Nel testo del Milleproroghe spunta la tutela rafforzata per i soggetti segnalatori di operazioni sospette: il nome del professionista/operatore che attiva l’Unità di informazione finanziaria (segnalazione di carattere amministrativo e non penale, va ricordato, ma che spesso ha dato il via a inchieste clamorose della magistratura) non dovrà più comparire negli atti dell’indagine penale - e neppure in quelli dell’eventuale dibattimento - e potrà essere disvelato in modo limitato e comunque circoscritto sempre che ne ricorrano ragioni specifiche.

Consiglio di Stato: da correggere il regolamento sul trattamento dei dati personali in caso di condanne penali

Consiglio di Stato: da correggere il regolamento sul trattamento dei dati personali in caso di condanne penali

Sulle regole privacy dei dati personali in caso di condanne penali il Consiglio di Stato dice un sì non convinto. Con il parere del 15 febbraio 2022 n. 355 "rimette la palla" al ministero della Giustizia, che lo aveva investito sulla questione, e chiede all'Amministrazione di superare i punti controversi segnalati ed eventualmente di sottoporre di nuovo lo schema ("Regolamento recante la disciplina del trattamento di dati personali relativi a condanne penali e reati, ai sensi dell'articolo 2-octies del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, alla Sezione atti normativi di Palazzo Spada.

Diffamazione a mezzo stampa, la pubblicazione della rettifica non riduce automaticamente il risarcimento del danno

Diffamazione a mezzo stampa, la pubblicazione della rettifica non riduce automaticamente il risarcimento del danno

In tema di diffamazione a mezzo stampa la disposizione di cui all'articolo 8, legge n. 47 del 1948 (che prevede l'obbligo di pubblicare gratuitamente le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti cui di cui siano state pubblicate immagini od ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità) non prevede una conseguenza automatica di riduzione del risarcimento del danno derivante dalla diffamazione online.

Siamo tutti spiati? il presidente di Federprivacy a Cremona 1 Tv

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