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Il contrasto alla corruzione non giustifica la divulgazione di dati sensibili in rete

Il contrasto alla corruzione non giustifica la divulgazione di dati sensibili in rete

Il contrasto alla corruzione non giustifica la divulgazione online dei dati contenuti nella dichiarazione di interessi privati dei direttori degli enti che ricevono fondi pubblici. Informazioni che contengono anche i nomi di familiari e amici che svolgono attività in possibile conflitto.

Offese su WhatsApp: occorre distinguere caso per caso tra ingiuria e diffamazione

Offese su WhatsApp: occorre distinguere caso per caso tra ingiuria e diffamazione

La questione affrontata dalla recente sentenza della Corte di Cassazione 28675/2022 attiene al corretto inquadramento sotto il profilo dell'ingiuria piuttosto che della diffamazione degli scritti offensivi in una chat Whatsapp. Nella vicenda il fatto consisteva nell'invio, da parte della imputata, di plurimi messaggi scritti e audio in una chat di whatsapp a cui partecipavano un suo contatto ed altre giovani ragazze, dal contenuto pesantemente offensivo nei confronti del contatto stesso. Messaggi scatenati dal fatto che quest'ultimo le aveva restituito, perché non in grado di accudirlo, un cucciolo di cane che l'imputata gli aveva regalato. 

Rischia grosso lo studio professionale a cui vengono sottratti i dati dei contribuenti

Rischia grosso lo studio professionale a cui vengono sottratti i dati dei contribuenti

I cyberladri di dati tributari innescano la miccia della richiesta di risarcimento del danno da parte delle vittime. Ma a pagare i danni non sono gli hacker o ricattatori informatici, che hanno enormi chance di rimanere nell'ombra. L'alea dell'indennizzo, infatti, incombe di fatto solo su chi detiene i dati nei propri computer e server, cioè imprese, pubbliche amministrazioni e professionisti attaccati dai cibercriminali e, quindi, per altro verso, vittime anch'esse della delinquenza elettronica. Senza contare che ogni data breach (violazione della sicurezza da cui deriva una violazione dei dati) apre le porte non solo alle richieste di indennizzo da parte degli interessati, ma anche alle sanzioni del Gdpr.

Le scuole non possono basare il trattamento dei dati personali sul consenso degli interessati

Le scuole non possono basare il trattamento dei dati personali sul consenso degli interessati

Le scuole non possono usare il consenso degli interessati per trattare i dati. La normativa sulla privacy impone alle pubbliche amministrazioni di agire con presupposti diversi dal consenso (osservanza dell'interesse pubblico). È quanto precisato dal Garante della privacy nella motivazione dell'Ingiunzione n. 148 del 28 aprile 2022.

Scuola: la mail in chiaro inviata indistintamente a tutti i genitori viola la privacy

Scuola: la mail in chiaro inviata indistintamente a tutti i genitori viola la privacy

Viola la privacy inviare con e-mail in chiaro indistintamente a tutti i genitori il calendario delle riunioni del Gruppo di lavoro Operativo per l'inclusione scolastica. Bisogna, invece, mandare separate comunicazioni per ciascuna riunione riservate alle famiglie dei singoli interessati e ai docenti della classe di appartenenza e alle specifiche figure professionali coinvolte. È il principio affermato dal Garante della privacy in una Ingiunzione (n. 148 del 28 aprile 2022), con la quale ha inflitto una sanzione pecuniaria di 1.500 euro a una direzione didattica statale.

Minori online: a rischio privacy i siti e le app che trattano dati senza accertare l'età

Minori online: a rischio privacy i siti e le app che trattano dati senza accertare l'età

Tutti i siti e app che trattano dati di minori rischiano l'illegittimità privacy: online, infatti, non è possibile accertare l'età dei minori. È questo il monito del Garante della privacy rivolto ad un social network, che pretendeva di mandare pubblicità personalizzata agli iscritti maggiorenni, senza dimostrare, però, di essere in grado di coinvolgere nel trattamento solo gli adulti, anzi con l'alea di confondere over e under 18 (provvedimento n. 248 del 7 luglio 2022). Il progetto in questione è stato accantonato dallo stesso social network prima del suo avvio, ma il provvedimento del Garante ha fatto emergere forti preoccupazioni perché, in espliciti passaggi, mette il dito nella piaga dell'incapacità delle macchine di riconoscere l'età di chi sta cliccando sulla tastiera.

Camera dei Deputati: Artificial intelligence e sostenibilità

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