Viola la privacy la notifica della multa stradale inviata alla Pec del professionista che 'non appare come strettamente personale'
Stop alle notifiche di multe stradali tramite pec ai professionisti, se il loro indirizzo di posta elettronica certificata non appare come strettamente personale. E non si può considerare tale quello assegnato dall’Ordine di appartenenza: occorre proteggere la privacy del destinatario dal rischio che della sanzione vengano a conoscenza altre persone che lavorano con lui e che verosimilmente possono accedere alla sua casella pec professionale. Lo ha stabilito il Garante della privacy, con la nota DRP/PS/147434 del 27 ottobre, resa nota dal ministero dell’Interno il 17 novembre con la circolare 300/STRAD/1/10060.U/2021.
Più precisamente, lo stop riguarda le notifiche a caselle individuate con ricerche massive - lanciate sulla base del codice fiscale dell’intestatario del veicolo - sull’elenco pubblico Ini-Pec (l’Indice nazionale dei domicili digitali delle imprese e dei professionisti). Al momento, questo è l’unico elenco realmente disponibile, tra quelli previsti dalla normativa in vigore (l’articolo 3 del Dm Interno del 18 dicembre 2017).
La ricerca massiva nell’Ini-Pec consente solo di individuare una casella riferibile al destinatario. Ma secondo il Garante occorre anche valutare, caso per caso, se tale casella è di esclusivo uso personale oppure accessibile anche ad altre persone, cui il titolare consente di consultarla per motivi di lavoro.
È possibile che una casella attribuita dall’Ordine rientri proprio in quest’ultimo caso. Perciò, nell’impossibilità di conoscere le abitudini e l’organizzazione del destinatario, il Garante prescrive di evitare la notifica via pec, procedendo a quella cartacea classica. Certo, nella pratica molti professionisti utilizzano anche o soprattutto a fini personali la casella di posta certificata loro attribuita dall’Ordine, magari perché sono lavoratori dipendenti o free-lance che non hanno uno studio. Ma sono casi che normalmente non si possono distinguere dagli altri, per cui sembra di poter dedurre che nemmeno questi soggetti potranno ricevere notifiche via pec.
Stando a vari reclami ricevuti dal Garante, vari corpi di polizia locale continuavano a effettuare ricerche massive nonostante un primo parere della stessa autorità (nota n. 18521 del 20 maggio 2020), cui era seguita un’altra circolare ministeriale (la 300/A/4027/20/127/9 dell’8 giugno 2020). Ma quest’ultima vietava in modo netto solo le ricerche massive nella sezione «Imprese» dell’Ini-Pec (salvo il caso rarissimo in cui il veicolo sia stato già fermato al momento dell’infrazione accertando che veniva utilizzato per l’attività d’impresa), precisando che l’obbligo di notifica via pec decade quando ci si trovi di fronte a indirizzi pec «di chiara matrice aziendale».
Quanto alla sezione «Professionisti», invece, la circolare ammetteva le ricerche, aggiungendo che occorreva valutare il singolo caso e le concrete modalità di utilizzo del veicolo. Un passaggio che dev’essere apparso ambiguo ad alcuni corpi di polizia locale (o alle società private di cui si avvalgono per le notifiche), presi anche dall’esigenza di alleggerire il lavoro.
Il Garante ricorda come cambierà la situazione quando sarà attivo anche l’Indice nazionale dei domicili digitali delle persone fisiche, dei professionisti e degli altri enti di diritto privato non tenuti all’iscrizione in albi, elenchi o registri professionali o nel registro delle imprese (Inad). L’indirizzo pec professionale già presente nell’Ini-Pec sarà automaticamente iscritto nell’Inad, ma in quest’ultimo il professionista potrà registrarne anche un altro, specificando che è per fini personali. In sostanza, consultando l’Inad, chi deve effettuare una notifica non dovrà più chiedersi se una casella pec viene utilizzato per lavoro oppure no: il dato appare in automatico e rispecchia la scelta fatta dal titolare della casella al momento dell’iscrizione nell’elenco.
Finché resterà il solo Ini-Pec bisognerà vedere se, in caso di ricorso contro i verbali notificati a seguito di ricerche massive indiscriminate, i giudici annulleranno le sanzioni.
Fonte: Il Sole 24 Ore del 14 dicembre 2021